La Bce conferma che i tassi di interesse nell’Eurozona resteranno ai livelli attuali, se non a livelli più bassi, per "un periodo di tempo esteso". Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, in conferenza stampa. "La politica monetaria - ha aggiunto - resterà accomodante per tutto il tempo che sarà necessario". In fondo al tunnel, è convinto Draghi, si vede la luce: nel secondo trimestre l’Eurozona ha registrato una crescita del Pil dopo sei trimestri consecutivi di recessione e gli indicatori sulla fiducia confermano un graduale miglioramento. "Il graduale rafforzamento dei mercati finanziari sta iniziando a trasmettere i suoi effetti all’economia reale e i redditi privati stanno traendo benefici dalla bassa inflazione", ha aggiunto il presidente della Banca centrale europea, chiarendo che i rischi per l’economia dell’Eurozona restano al ribasso a causa di "nuove tensioni geopolitiche, una domanda globale più debole del previsto e un’applicazione insufficiente o lenta delle riforme strutturali nei Paesi dell’area". Se da un lato si registra un miglioramento dell’attività economica, prosegue Draghi, la disoccupazione nell’area Euro "resta alta" e i "necessari aggiustamenti di bilancio nei settori pubblico e privato continuano a pesare sull’attività economica".
L'attenzione della Bce si concentra anche su ciò che sta accadendo in questi giorni in America. Lo shutdown americano "è un rischio per la ripresa degli Stati Uniti e del mondo. Al momento non abbiamo questa impressione ma se sarà prolungato è sicuramente un rischi per gli Stati Uniti e per la ripresa mondiale. Dobbiamo tenerlo presente", ha detto il presidente, aggiungendo anche di "non vedere alcun rischio di un possibile default americano".
"Fasi di instabilità politica, come quella attraversata oggi dall’Italia, sono meno pericolose per l’Eurozona di quanto non sarebbero state in passato. Interpellato nello specifico sulla situazione politica italiana, Draghi ha risposto in questo modo: "Posso commentare in termini generali; se si guarda a periodi di instabilità politica come quelli attraversati dalla Grecia, dal Portogallo e oggi dall’Italia, si vede che in questi Paesi l’instabilità mina le speranze di ripresa ma non pone relativamente pericoli per i fondamenti dell’Eurozona come accadeva pochi anni fa".
"L’Eurozona è diventata più resistente - ha proseguito Draghi - e ciò è dovuto a tre motivi: i sostanziali progressi dei governi in termini di credibilità fiscale e, fino a un certo punto, di riforme strutturali; le ’Omt’ della Bce e i significativi progressi della governance europea nel 2012".
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