RomaSono romeni i piromani di Monte Mario. I due, 31 e 28 anni, sono stati sorpresi dai carabinieri ad appiccare il fuoco a un lenzuolo prima di gettarlo nella riserva naturale di Monte Mario da via Trionfale. Portati a Regina Coeli, e processati per direttissima, non hanno voluto fornire spiegazioni, patteggiando due anni di pena con il rito abbreviato. Ora toccherà stabilire se siano responsabili degli incendi che hanno devastato la riserva nei giorni scorsi.
Secondo il capitano dei carabinieri della Compagnia Trionfale Raffaele Romano non è ancora chiaro se si tratti di criminalità comune, di emulazione o di qualcosa di più grave. «Ci imbattiamo - spiega - in casi di negligenza come è accaduto due giorni fa, quando abbiamo arrestato altri due romeni, che sempre a Monte Mario stavano togliendo la guaina a dei cavi di rame, atto che ha poi dato vita a un incendio, prontamente spento. Molti appiccano incendi solo per il gusto di fare una bravata».
Dopo qualche mese di tregua nella capitale torna, dunque, l'allarme criminalità romena. Ufficialmente trecentomila presenze, in realtà almeno il triplo di «invisibili» tra Roma e provincia, la comunità sta tornando a farsi notare per furti di rame, truffe ai turisti e incendi dolosi. Soprattutto nei pressi della riserva di Monte Mario, dove le colonne di fumo sono visibili anche dal centro cittadino. Tre giorni fa le fiamme avevano lambito la Madonnina che domina la collina sopra lo Stadio Olimpico. Una situazione che ha portato gli investigatori a concentrarsi sulla pista del dolo, anche con l'ausilio delle immagini di videosorveglianza dell'area. In Procura, subito dopo il primo rogo di Monte Mario, nei giorni scorsi era stato aperto un fascicolo con l'ipotesi di incendio doloso: gli agenti del corpo forestale avevano trovato tracce di un innesco nei presi di una panchina. In quel caso il sindaco Gianni Alemanno aveva adombrato la possibilità di una «volontà di distruggere un pezzo di natura per una speculazione». «Credo sia necessario che gli inquirenti approfondiscano in modo chiaro la dinamica dei fatti - ha fatto sapere ieri il vicesindaco Sveva Belviso - fornendo delle risposte al quesito se questi due siano stati o meno assoldati da qualcuno per appiccare il fuoco, ed, eventualmente, da chi e con quale scopo. Mi aspetto comunque ora, considerata la flagranza del reato che vengano applicate le pene più severe previste dal codice e che non si assista a scarcerazioni buoniste che vanificano tutto il lavoro delle forze dell'ordine».
Intanto anche ieri Roma e provincia ha continuato a bruciare. I vigili del fuoco hanno spento alcuni incendi di sterpaglie in via Nomentana, a ridosso del Grande raccordo anulare e in via Spizzichino sulla Cassia.
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