Duello Fiat, la Cgil rischia di andare in piazza da sola

Polemica tra le sigle: dopo lo scontro vacilla la partecipazione di Cisl e Uil al corteo di Roma

Duello Fiat, la Cgil rischia di andare in piazza da sola

C’eravamo tanto amati. La relazione fra Cgil e Cisl è agli sgoccioli, proprio ora che sul tavolo del governo ci sono temi sociali che scottano, riforma del lavoro e articolo 18 in primis. Questa bomba non ci voleva per la premiata ditta Camusso-Bonanni, che oltretutto sta per scoppiare proprio alla vigilia della grande mobilitazione di sabato prossimo a Roma. Un corteo contro il governo per sostenere il rilancio del lavoro, le pensioni, i lavori pesanti e usuranti, gli ammortizzatori sociali, la legalità e la regolarità, la trasparenza. In programma ci sono gli interventi dei leader Camusso, Bonanni e Angeletti. Ma adesso? La Cgil ha il respiro affannato. La paura ora, è quella di ritrovarsi in piazza da sola.
Il terreno dello scontro è lo stabilimento Fiat Sata di Melfi. Ieri sono volati ancora ceffoni (in senso figurato) tra i due sindacati lucani, dopo la sentenza dei tre operai, iscritti a Fiom Cgil, licenziati nell’estate 2010 e reintegrati dalla Corte d’Appello di Potenza, sentenza alla quale la Fiat non vorrebbe piegarsi e che ha dato forza alla decisione della Fiom di dichiarare uno sciopero il 9 marzo per contestare la politica antisindacale dell’azienda.
La sparata della Cgil alla Cisl «di impegnarsi maggiormente per la tutela dei lavoratori» ha fatto riaccendere il fuoco mai spento che covava sotto le ceneri, rispetto alle scelte sindacali sullo stabilimento dove lavorano oltre 5000 persone. «La Cisl non dà lezioni e non prende lezioni da nessuno», ha risposto piccato il segretario della Cisl Basilicata, Nino Falotico. «La sentenza che ha reintegrato Barozzino, Lamorte e Pignatelli non può che farci piacere - sostiene -, ma la Cgil sbaglia a strumentalizzare la vicenda giudiziaria dei tre lavoratori per armare una polemica sterile che non ha alcuna ragione d’esistere se non quella di una competizione fine a se stessa e senza esclusione di colpi».
Una strumentalizzazione (politica) che di sicuro ha fatto più male che bene ai tre lavoratori nonché alle relazioni fra i sindacati dentro e fuori la Fiat.
Ovviamente la risposta della Cgil non si è fatta attendere: «Ci siamo limitati - ha risposto il segretario generale della Cgil lucana, Alessandro Genovesi - a sottolineare, senza nessuna voglia di far polemiche come, anche a seguito della sentenza di Potenza e dell’atteggiamento della Fiat che rifiuta il ritorno al lavoro dei tre operai, sia giunto il momento di avviare, anche per Cisl e Uil, una riflessione sull’esigenza di garantire la democrazia nelle fabbriche. Perché in un paese civile i diritti non si possono fermare di fronte ai cancelli di nessuna azienda. E questo proprio per evitare una continua prova di forza muscolare nelle aule del tribunale».
La Uil, per non essere da meno, ha buttato altra benzina sul fuoco: «Focalizziamoci sulle cose da fare e non su quelle da dire: la Fiom Cgil a Melfi negli ultimi tempi ha smarrito la vera funzione del sindacato. Bisogna abbandonare le aule dei tribunali e le vie legali, perché alla fine non ci sono né vinti e né vincitori».
Dipende.

Il ministro Fornero, anche di domenica, mette in guardia le tre sigle sindacali (che incontrerà giovedì): «Il tema (del lavoro, ndr) va affrontato in maniera laica, senza levate di scudi». A buon intenditor poche parole.

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