Non bastava l'affondo di Micromega, che invoca le manette per l'ex premier Silvio Berlusconi. C'è anche un illustre magistrato, già membro del Csm e presidente di Magistratura democratica, la corrente più «rossa» della magistratura di cui è stato uno dei fondatori. Livio Pepino, oggi a riposo, in un intervento sul Manifesto dal titolo I briganti della giustizia accusa il Cavaliere di aver ricevuto «un assist per il suo rilancio politico» da una magistratura «forte con i deboli e debole con i forti» e definisce «offensiva» la scelta dei servizi sociali. «Mai vista una cosa del genere», commenta Pepino, secondo cui ormai ci sono due codici: «Uno per i briganti e uno per i galantuomini (o presunti tali)». Chissà se al tribunale di Sorveglianza di Milano saranno fischiate le orecchie. Non è la prima volta che Pepino accusa direttamente un collega illustre.
Qualche tempo fa sparò a zero contro l'allora procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli di voler reprimere la protesta No Tav, beccandosi dal senatore Pd Stefano Esposito - favorevole alla Tav - l'accusa di «mandante morale» delle intimidazione a colpi di molotov da lui subite. La querela non si fece attendere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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