Politica

È morto don Gallo il prete comunista

Il sacerdote dei no global si è spento a Genova a 84 anni

È morto don Gallo il prete comunista

È morto a ottantaquattro anni Don Andrea Gallo, il prete no global che predicava il comunismo. Una vita a cavallo tra l'impegno sociale e la propaganda politica che spesso gli ha provocato critiche anche da parte delle gerarchie ecclesiastiche. Nato a Genova il 18 luglio del 1928, inizia il noviziato nel 1948 con i salesiani, a Varazze, proseguendo poi a Roma il liceo e gli studi filosofici. Nel 1953 parte per le missioni e viene mandato in Brasile, ma l'anno successivo torna in Italia. Prosegue gli studi ad Ivrea e viene ordinato sacerdote il 1 luglio 1959. Successivamente viene nominato cappellano alla nave scuola della Garaventa, riformatorio per minori, dal quale viene rimosso tre anni dopo. Viene nominato vice parroco alla chiesa del Carmine, nel centro storico di Genova, dove rimane fino al 1970, anno in cui viene trasferito per ordine del Cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo della città. Per Don Gallo non si tratta di un semplice avvicendamento tra parroci: la sua predicazione è fuori dalle righe, non piace ai fedeli e preoccupa i teologi della Curia, a cominciare dallo stesso Cardinale. I suoi contenuti "non sono religiosi ma politici, non cristiani ma comunisti". Un marchio di fabbrica che caratterizza tutta la lunga carriera di un uomo religioso che preferisce la piazza alla sacrestia. Don Gallo obbedisce ma l’allontanamento non gli impedisce di proseguire con quell'atteggiamento che aveva provocato le critiche: continuerà per tutta la vita a fare politica. Qualche tempo dopo viene accolto dal parroco di S. Benedetto, Don Federico Rebora, e insieme ad un piccolo gruppo, nel 1975 avvia l’attività della Comunità di S. Benedetto al Porto. L’associazione Comunità San Benedetto al Porto verrà costituita con atto notarile il 2 marzo del 1983. Da allora si dedica ai diseredati: prostitute, travestiti ed extracomunitari. Vaga nell'aria spessa dei caruggi di Genova e raccoglie persone da portare nella sua comunità. Non solo: quando capita distribuisce preservativi e accompagna prostitute albanesi. Una posizione estrema che provoca la "scomunica" di Bertone: "Altro che preti contro! Sono sacerdoti delegittimati da tempo per i loro atteggiamenti anti evangelici, anti ecclesiali e contrari alla loro appartenenza alla Chiesa come pastori di anime".

Una vita in strada e tra le bandiere rosse. Nel 1995 pubblica un libro con l'ex brigatista Renato Curcio. Il titolo è sintomatico delle posizioni "estreme" del religioso genovese: ''L'inganno droga". ''Anziché tirarsi su le maniche e lavorare per andare incontro ai ragazzi, gli Stati, e soprattutto il nostro, proseguono con la passiva delega al proibizionismo e alla repressione'', spiegava Gallo trascinandosi dietro una coda di inevitabili polemiche. Critiche alle quali era abituato e che cercava con estrema cura. Come quando, in una Genova ancora rovente per gli scontri del G8 del 2001, salì su un palco insieme al cantante Manu Chao urlando alla folla il guevariano "Hasta la victoria sempre". Poco tempo dopo bissa e, insieme a Gini Paoli, intona Bandiera Rossa.

Che non è esattamente la buona novella.

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