Rischia due anni e mezzo di carcere per calunnia la neo senatrice del Pd Rosaria Capacchione. La giornalista del Mattino, capolista in Campania, è alla sbarra per aver (falsamente) accusato di concussione il finanziere Luigi Papale che stava indagando sulle nebulose fortune di suo fratello Salvatore, imprenditore edile della provincia di Caserta. La requisitoria è stata pronunciata ieri dal vice procuratore onorario nella sezione distaccata di Caserta del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il difensore della giornalista, Vittorio Giaquinto, interpellato dal Giornale, si è detto certo della possibilità di dimostrare l'inconsistenza delle contestazioni. La Capacchione che vive sotto scorta dopo aver ricevuto una lettera minatoria (indirizzata anche a Roberto Saviano e al pm Raffaele Cantone) da parte dei boss casalesi, secondo la Procura, avrebbe riferito al maggiore Vittorio Capriello che Papale sarebbe stato a libro paga della famiglia Coppola, altra potente schiatta di costruttori di Terra di Lavoro, interessata a danneggiare i Capacchione per questioni di rivalità. Un'accusa falsa, visto che di questo presunto giro di mazzette, malgrado una approfondita indagine sul militare, che ha visto addirittura «attenzionati» i conti correnti di una parente novantenne, nulla è emerso.
Di qui, la denuncia per calunnia e la costituzione di parte civile da parte del finanziere nel processo che ne è scaturito. Nel corso di un diverso filone di indagine, la Capacchione sarebbe stata intercettata mentre si sfogava al telefono con il fratello, proprio a proposito di questo supposto «accanimento» della Gdf e di alcuni suoi uomini verso la loro famiglia.
La cronista avrebbe esclamato frasi del tipo «vorrei andarlo a prenderlo con il mitra» e che certi finanzieri sono «peggio di Sandokan». Espressioni che comunque non sono agli atti di questo filone e che l'eroina anticamorra dei democrat ricorda di non aver riferito.
Anche se, nel corso di un'intervista, durante la campagna elettorale, ha chiarito: «Non escludo nulla. Io non ricordo di aver utilizzato queste parole, mai, ma non lo escludo».
(ha collaborato Simone di Meo)
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