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"Ecco chi e perché potrebbe far fallire l'accordo con la Tunisia"

Federico Castiglioni, ricercatore dell'Istituto Affari Internazionali (IAI), spiega le dinamiche e le antipatie che ruotano attorno ai vertici delle istituzioni europee

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“Ormai non si può escludere che il memorandum con la Tunisia possa naufragare definitivamente". A dirlo è Federico Castiglioni, ricercatore dell'Istituto Affari Internazionali (IAI), esperto delle istituzioni di Bruxelles.

Perché l'Ue, in linea generale, difficilmente riesce a prendere decisioni politiche rapide?

“Questo è dovuto all'organizzazione interna dell'Unione. Ci sono gli stati membri con i loro governi rappresentati in Consiglio, la Commissione che rappresenta l'esecutivo europeo e poi ovviamente il Parlamento eletto dai cittadini dell'Unione. I tre organi devono lavorare insieme per prendere decisioni significative. Quindi, oltre all'accordo di 28 governi, serve anche quello di altri due organi comunitari, ognuno con la propria sensibilità politica”.

Qual è l'iter decisionale e perché è così farraginoso?

“Di norma la Commissione presenta una proposta al Consiglio e al parlamento, questi ultimi adottano o riformulano la proposta in due sessioni (il parlamento primi emendamenti e il consiglio i secondi) poi il testo viene passato tra gli uffici legislativi dei 2 organi per approvazione (prima e seconda lettura). Se trovano un accordo la proposta è adottata e quindi i due co-legiferano dopo l’impulso della commissione per trovare un testo condiviso. Di norma accade questo ma se non riescono si convoca un comitato di conciliazione che prova a mediare e propone una terza lettura. Se neanche questa ha successo la proposta della commissione è rifiutata”.

E nel caso del memorandum con la Tunisia quale sarà l’iter?

“Ancora non si capisce esattamente quale strumento sarà usato dalla Commissione per finanziare il deal e onestamente non ho trovato nessuna dichiarazione in merito. I 105 milioni che stanno aspettando potrebbero venire in effetti dal Border Management Instrument (BMI) ma richiederebbero comunque l'assenso del consiglio e il grosso dei fondi che verrà dopo passerà anche dal MFA (Macro financial assistance)”.

Sul tema migranti non è chiaro perché il Consiglio europeo abbia contestato un memorandum stipulato con la Tunisia alla presenza della Von Der Leyen e del premier olandese Mark Rutte?

“Il motivo è che il trio che ha visitato la Tunisia a luglio (soprannominato "Team Europe") rappresenta un formato inedito per la diplomazia europea. La delegazione era infatti composta da due primi ministri, Meloni per l'Italia e Rutte per l'Olanda, e dal presidente della Commissione Von der Leyen. Invece, le tre figure che a vario titolo hanno voce in capitolo nella rappresentanza esterna dell'Unione sono Joseph Borrell, Alto Rappresentante per la politica estera comune, Charles Michel presidente del Consiglio Europeo e la stessa Von der Leyen. La mossa di quest'ultima di andare sola in Tunisia, quindi, non è piaciuta ai suoi colleghi, come trapelato da diverse fonti. Ma ancor di più, la presidente non ha coinvolto nei negoziati nè il Parlamento nè il Consiglio, tanto che già a luglio troviamo le prime accuse del memorandum accusato di essere "illegale". Di certo la Commissione non può firmare un accordo senza il consenso delle altre due istituzioni se, come sembra, per salvare Tunisi userà i fondi MFA (prestiti macro-finanziari per i paesi confinanti l'UE) che sono vincolati alla procedura legislativa ordinaria. In generale, la tensione specialmente con il Parlamento questa estate è stata alta e la situazione è peggiorata dopo il diniego di ingresso ai parlamentari europei della commissione Afet pochi giorni fa. Oltre ad una questione formale sul perché la Commissione abbia gettato il cuore oltre l'ostacolo, per così dire, firmando un accordo senza il via libera delle altre istituzioni, c'è però una questione politica legata all' esternalizzazione della politica migratoria. Von der Leyen in effetti sembra aver sposato una linea abbastanza simile a quella italiana (e francese) basata sui rimpatri e il sostegno ai paesi di transito affinché blocchino il flusso migratorio. Un qualcosa che i governi con una sensibilità più di sinistra, come quello tedesco, e i partiti progressisti dell'Europarlamento non le stanno perdonando”.

Le critiche a Borrell sono giustificate?

“Borrell risponde al Consiglio e quindi è normale che prenda le sue parti.

In generale, Borrell non ha brillato nel corso del suo mandato ed è stato messo in ombra più volte dalla Commissione, ragion per cui ha diversi motivi per opporsi ad un accordo preso al di sopra della sua testa”.

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