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Ecco dove entri con l'usato ed esci rivestito a nuovo

Una moda cominciata con le auto ma che nel giro di poco tempo si è estesa a vari generi commerciali: abbigliamento, cosmetici e libri 

Tutto è cominciato con le auto. Davi indietro quella vecchia e in cambio ricevevi lauti incentivi per acquistarne una nuova. Poi è stata la volta degli elettrodomestici, dei motorini, dei televisori, persino delle barche da pesca. Adesso la nuova frontiera dell'usato che vale riguarda vestiti, cosmetici e libri. Insomma, non propriamente beni di prima necessità. L'obiettivo, tanto per cambiare, è provare a rilanciare i consumi affossati dalla crisi.

Attraverso un principio che fa guadagnare due volte: le aziende, che aumentano gli affari incentivando l'acquisto di nuovi prodotti, e i clienti, che invece di buttar via gli abiti vecchi li consegnano ottenendo in cambio buoni sconto. Il sistema, avviato già qualche anno fa da una nota catena di lingerie italiana, si è diffuso a macchia d'olio nel nostro Paese, diventando un vero e proprio fenomeno nel corso del 2013.

Basta fare un giro fra i negozi per imbattersi in locandine e volantini di tutti i generi. Promettono 3 euro in cambio di reggiseni usati e di qualunque marca, 2 euro per una maglietta, uno per un paio di slip.

C'è anche chi raccoglie abiti in cambio di fondi da dare in beneficienza. E libri: 5 euro per comprarne di nuovi e regalare i vecchi a chi non può acquistarli. Il sistema è semplice e vale per tutte le aziende: si porta l'usato che quella ditta rivaluta (maglioni, pantaloni, libri, in base al negozio nel quale ci si reca) e si consegna. Immediatamente si ottiene un buono sconto che può essere utilizzato in negozio per acquistare merce nuova entro un termine che di solito è di sei mesi. In nome della crisi economica, ovviamente. E dell'esigenza di provare, attraverso questi incentivi, a riavviare l'economia. Facendo, in qualche caso, anche del bene al prossimo e all'ambiente.

Il fenomeno l'Italia l'ha solamente importato. Perché, nonostante il Sistema moda Italia avesse proposto già qualche anno fa di istituzionalizzarlo per rilanciare il settore tessile, la sua origine è oltreoceano. Così come dall'altra parte dell'Atlantico arrivano altri sistemi anti crisi: dal baratto alla condivisione, dall'ufficio al divano di casa, che aiutano ad abbattere i costi. Sono state note catene di abbigliamento americane a dare il via all'iniziativa. Una delle prime è stata Gap, che proprio negli Stati Uniti ha lanciato la campagna «Recycle your blues» di rottamazione dei jeans: chiunque ne avesse portato un paio usato avrebbe ottenuto il 30 per cento di sconto su un modello della nuova collezione. In pochissimi mesi sono stati raccolti più di 270mila pantaloni che sono stati successivamente utilizzati per produrre materiali ecologici per l'isolamento degli edifici. Il modello americano si è rapidamente diffuso, fino a raggiungere l'Italia. Che ne ha immediatamente decretato il successo.

Basti pensare che la catena Intimissimi ha lanciato la sua rottamazione tre anni fa e, da allora, l'ha riproposta in ogni stagione. Il brand è stato seguito da altri negozi di abbigliamento. Da Calzedonia, che rottama i costumi da bagno, a Elena Mirò, che recentemente ha raccolto abiti usati da donare in beneficienza. E ancora dalla catena svedese H&M, che raccoglie vestiti usati, anche rovinati, e in cambio rilascia buoni sconto per lo scontrino successivo. Alla lista si sono poi aggiunti Ttes e Acqua & Sapone, che raccolgono trucchi che poi li riciclano.

Chi porta fondotinta, ombretti e mascara usati può ottenere uno sconto del venti per cento, nel primo caso, e del 25 per cento nel secondo.

Infine, novità degli ultimissimi giorni, sono arrivate anche le librerie Feltrinelli che, per non buttar via la carta, raccolgono i libri usati ed emettono un buono sconto di cinque euro per l'acquisto di volumi nuovi.

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