Questa storia del premio a Berlusconi adesso gliela rinfacciano come il peccato originale. E lui, con cautela, prova a smussare quella frase malandrina, politicamente scorrettissima, captata dai microfoni della Zanzara, programma cult di Radio24. «Era maggio - racconta al Giornale Giuseppe Cruciani - io e David Parenzo eravamo a Torino al Salone del libro».
D'accordo, e lì accalappiaste per una delle vostre ruvide interviste il procuratore nazionale antimafia?
«Ma sì, lui presentava il suo libro, Liberi tutti, e noi ne approfittammo per fargli il terzo grado».
Normale amministrazione per la coppia Cruciani-Parenzo.
«Devo dire che la moglie l'aveva messo in guardia: Attento a quei due, sono tipi pericolosi».
Lui?
«Accettò di buon grado il colloquio. Noi avevamo preparato una batteria di domande. E alla fine arrivò anche quella su Berlusconi».
Può ripeterla?
«Lei - fu la nostra questione - darebbe un premio a Berlusconi per i suoi meriti nella lotta alla mafia?».
La risposta?
«Fu netta e affermativa. Grasso disse che gliel'avrebbe dato il premio. Ripetè proprio la parola premio».
Nessun giallo o mistero o mezzo fraintendimento, come lo stesso Grasso ha in qualche modo fatto intendere in questi giorni di grandine?
«No. Però a un certo punto forse si rese conto di quello cui andava incontro per aver rotto un tabù. E così circoscrisse il premio destinato al Cavaliere: soprattutto per l'impegno nella lotta ai patrimoni dei mafiosi. Parlò di un bottino di 40 miliardi di euro. Poi, spiegò che su altri punti il governo Berlusconi non aveva realizzato quel che la magistratura aveva chiesto».
Insomma, provò a bilanciare luci e ombre, temendo di rimanere impiccato a quelle parole?
«Ci provò anche l'indomani, quando fu aggredito e fatto a pezzi dai soliti duri e puri. Gliene dissero di tutti i colori e lui tentò di cucire e rammendare».
Smentì l'intervista?
«No, non poteva e nemmeno credo volesse cancellare la registrazione. Però capisco che davanti alla lapidazione abbia cercato di ripararsi. E di provare a correggere, a improvvisarsi pompiere per spegnere l'incendio in cui rischiava di scottarsi. Fece balenare l'idea che quella frase gliel'avessimo un tantino imboccata».
Più o meno il concetto che ha ripetuto in queste ore?
«Più o meno. Però anche l'altro giorno, in conferenza stampa con Bersani, ha avuto l'onesta intellettuale di ripetere che il premio, sulla confisca dei beni di Cosa nostra, l'avrebbe attribuito davvero al Cavaliere».
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