Roma - «Il Pdl dice di votare per noi? È una presa per il c...», urlava Beppe Grillo qualche giorno fa dal palco di Comacchio, per scongiurare convergenze. E invece è successo. L’esponente del Movimento cinque stelle Federico Pizzarotti è sindaco a Parma con il 60,2% delle preferenze, oltre venti punti in più dello sfidante, Vincenzo Bernazzoli (Pd). E soprattutto oltre il 40% in più dei voti ottenuti al primo turno. In appena quattordici giorni, Pizzarotti ha aumentato il suo parco votanti di 34mila cittadini, passando da 17mila a 51.235. La percentuale dell’affluenza è scesa lievemente, di cinque punti percentuali. Le persone che sono andate a votare sono insomma più o meno le stesse. L’esponente democratico Bernazzoli ha mantenuto un bacino di voti pressoché identico: aveva il 39,2% due settimane fa, ieri è arrivato al 39,7. Il conto matematico è semplicissimo: tutti gli elettori dei partiti fatti fuori al primo turno hanno votato il grillino. I simpatizzanti del Terzo Polo, e anche quelli del Pdl. Compattamente.
Non erano mancati del resto nei giorni scorsi molti segnali in questo senso, arrivati dai sondaggi, ma anche direttamente dalla voce di qualche dirigente del Pdl. Il vicepresidente della Camera, Antonio Leone, l’aveva spiegato chiaro: «Voterei il candidato grillino». Anche perché «Grillo è un po' come Berlusconi nel '94, dice cose sovrapponibili». L’ex ministro Maria Stella Gelmini lo prevedeva: «Alcuni elettori Pdl voteranno Grillo». Altri si erano mantenuti cauti, o avevano manifestato sincera o presunta contrarietà: «Non diamo affatto indicazione di voto per Federico Pizzarotti», scandiva un altro vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi. Ma un conto è quel che dice la dirigenza, un altro le scelte degli elettori, orfani al ballottaggio del simbolo del Pdl. Che infatti nell’urna non hanno avuto dubbi. Mai col Pd. Molto meglio Grillo.
Lo stesso Berlusconi già da tempo sta ragionando sul fenomeno del 2012, richiamando i suoi sulla necessità di tornare a parlare alla gente, come sa fare, nella sua maniera, il nuovo comunicatore della politica italiana. Recentemente ha anche chiarito che tra i partiti con cui trattare c’è sicuramente il movimento di Grillo.
La tentazione di votare il partito del comico genovese tra i simpatizzanti pidiellini non è del resto una novità di ieri. Secondo un recente sondaggio Spincon sui flussi di voti verso il Movimento cinque stelle, più di un terzo dei nuovi elettori grillini arriverebbero dal Pdl. Il secondo partito più «saccheggiato» da M5s sarebbe l’Italia dei valori di Di Pietro. L’elettorato del Popolo della libertà sarebbe quindi addirittura più sensibile dei seguaci dell’Idv ai temi dell’antipolitica. E nelle previsioni, il Pdl rimarrebbe sempre il primo partito di provenienza dell’elettorato (26,6%), seguito da Idv e Lega e Pd quasi appaiati, al 14%.
Secondo le analisi dei flussi di voto di Alessandra Ghisleri, fondatrice di Euromedia, almeno il 5-10% dell’elettorato del Pdl si sarebbe spostato su Grillo, e la stessa cosa è successa per circa un quarto dei simpatizzanti leghisti. L’agenzia di sondaggi Demopolis sottolinea come anche il Pd sia stato contaminato dal fenomeno Grillo: un votante su quattro del M5s arriverebbe dal partito di Bersani (uno su cinque dal Pdl secondo questa ricerca). E un altro quinto dalla zona grigia degli astenuti del 2008.
Ma secondo una recente valutazione di Maurizio Pessato, ricercatore Swg, Parma sarebbe la città dove più di altre i grillini hanno rubato voti al Pdl, per la delusione degli elettori nei confronti dell’amministrazione uscente di centrodestra. Al primo turno il Pd ha subito molto meno, rispetto al partito di Alfano, l’attacco dei Cinque stelle. L'emorragia di voti del Pdl, che al primo turno non ha raggiunto il 5%, è andata quindi a tutto vantaggio del candidato di Grillo, Pizzarotti, e del partito degli astensionisti: quattro elettori su dieci non hanno votato.
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