Nemmeno un cartellino giallo. Come prevedibile stanno per finire in archivio le inchieste del Csm sul giudice Antonio Esposito, il presidente della sezione feriale della Cassazione che lo scorso primo agosto ha confermato la condanna a 4 anni di reclusione per frode fiscale a Silvio Berlusconi e che cinque giorni dopo ha anticipato in un'intervista al Mattino le motivazioni della sentenza.
Grazie a lui, quando il relatore non aveva neppure cominciato a scriverla la motivazione della condanna che rischia di chiudere la carriera politica del Cavaliere, tutti hanno potuto leggere sul quotidiano di Napoli il principio in base al quale era stato condannato l'ex premier per il processo Mediaset, quell'ormai famoso «non poteva non sapere perché Tizio, Caio e Sempronio glielo avevano riferito». Berlusconi era stato condannato «perché sapeva», dunque, nonostante non ci fosse traccia nelle carte di testimoni che sostengono questo.
La scandalosa chiacchierata di Esposito con l'amico giornalista - da qualcuno, come il presidente dell'Anm Rodolfo Sabelli e il presidente della Cassazione Giorgio Santacroce, considerata solo inopportuna, da altri in grado di inficiare la condanna - ha sollevato un putiferio, nonostante l'inutile smentita del giudice a sua volta sbugiardata dalla pubblicazione sul Mattino dell'audio dell'intervista. Il Consiglio superiore della magistratura si era mosso su sollecitazione dei consiglieri laici di area Pdl e la prima commissione competente sui trasferimenti dei magistrati per incompatibilità ambientale aveva acquisito l'audio integrale della colorita conversazione in dialetto stretto, finora mai reso pubblico. Sembrava ci fossero i presupposti per una dura presa di posizione del Csm, invece niente, sta per finire tutto in una bolla di sapone e il giudice Esposito sta per essere nuovamente graziato dai consiglieri di Palazzo dei Marescialli che già in passato si erano trovati alle prese con le sue gesta.
Anche se non c'è ancora un voto formale, sarebbe unanime l'orientamento della commissione presieduta dal laico Annibale Marini favorevole all'archiviazione proposta dal togato di Unicost Mariano Sciacca. Ma quella che si profila per Esposito non sarebbe un'«assoluzione» piena, visto che a Palazzo dei Marescialli concordano quasi tutti sull'inopportunità di quell'intervista. Si ritiene, però, che la vicenda possa avere semmai rilievo disciplinare, materia questa del Pg della Cassazione Gianfranco Ciani, mentre l'organo di autogoverno dei giudici ha come unico strumento a disposizione l'avvio di una procedura di trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale.
Tra breve sapremo se anche la pre-istruttoria sulla vicenda avviata da Ciani già prima che si muovesse la prima commissione, finirà in un nulla di fatto. L'indagine della Procura Generale è ormai agli sgoccioli e al termine degli accertamenti Ciani deciderà se avviare l'azione disciplinare nei confronti del giudice chiacchierone.
Pare sia destinata all'archiviazione anche l'altra pratica aperta nel bel mezzo del putiferio post-intervista su segnalazione dello stesso Esposito che denunciava una campagna stampa di delegittimazione nei suoi confronti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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