Quasi quasi Monti batte la sinistra nel raccontar balle nella connivenza dei media, di casa e internazionali. Una vera e propria bolla mediatica di consenso «a prescindere», come direbbe Totò. Ma noi non ci stanchiamo e continuiamo a fare i fact-checker, i verificatori, delle tante spudoratezze dette su questa crisi, nella speranza che la verità venga a galla.
Prima balla. Monti sostiene che a dicembre 2011 c'era il pericolo che non si potessero pagare gli stipendi per i pubblici dipendenti. Falso. Il totale della spesa pubblica nel 2011 è stato di 798,5 miliardi di euro. Il costo degli stipendi dei dipendenti pubblici è stato di 170 miliardi e il costo delle pensioni di 244 miliardi. La tempesta degli spread nel 2011 è costata 5 miliardi in più rispetto al 2010. Come fa Monti ad affermare che per 5 miliardi non si riuscivano a pagare stipendi pubblici e pensioni?
Seconda balla. Monti sostiene di aver domato lo spread nei suoi 13 mesi di governo. Vedi la frase alquanto retorica e spocchiosa a Napolitano «missione compiuta». L'andamento dello spread non influisce sui conti pubblici. Al contrario, il costo per le finanze pubbliche derivante dal servizio del debito dipende dai rendimenti che si formano nelle aste mensili dei titoli di Stato (mercato primario). Confrontando i 5 mesi più «caldi» del governo Berlusconi con l'anno di governo Monti emerge che il rendimento medio ponderato dei titoli di Stato decennali è più alto dello 0,20% con il governo Monti (5,73%), rispetto al governo Berlusconi (5,53%). E che il servizio del debito del 2012 è di 86 miliardi, superiore di 8 miliardi rispetto al servizio del debito dell'ultimo anno di governo Berlusconi. Ma di che cosa stiamo parlando?
Terza balla. Monti sostiene di aver salvato, con il suo governo, il Paese, che era sull'orlo del baratro. Il governo Monti, ai fini del conseguimento dell'obiettivo, ha contribuito solo per il 20%, il governo Berlusconi per ben l'80% con quattro manovre di finanza pubblica, aventi effetto cumulato, fino al 2014, di 265 miliardi di euro. Il decreto «Salva-Italia» del governo Monti, invece, avrà un impatto complessivo sulle finanze pubbliche, nel triennio 2012-2014, di 63 miliardi. Probabilmente si renderà necessaria una manovra correttiva nella prossima primavera, a causa del persistere della cattiva congiuntura. Manovra che Bersani ha evocato temendo «la polvere sotto il tappeto».
Quarta balla. Monti e la sinistra sostengono che l'abolizione dell'Ici nel 2008 ha «sconquassato» le casse dei Comuni e dello Stato. Falso. L'abolizione dell'Ici nel 2008 valeva meno di 2 miliardi di euro all'anno, cifra totalmente compensata ai Comuni; l'Imu del governo Berlusconi riguardava solo la seconda casa dal 2014, poi anticipata al 2013, con gettito ai Comuni. L'Imu di Monti, al contrario, colpisce anche la prima casa e si configura come una vera e propria patrimoniale. Pare che Monti abbia cambiato idea sull'Imu, così come la sinistra. Meglio tardi che mai. Balla palesemente scoperta.
Quinta balla. La sinistra sostiene che dal 1994 al 2011, Berlusconi non ha fatto niente. Falso: nelle legislature 2001-2006 e 2008-2011 ha fatto 53 riforme, tra cui patente a punti, legge antifumo, riforma del diritto societario, riforma dell'immigrazione (Legge Bossi-Fini), bonus bebè, riforma del lavoro (Legge Biagi), riforma della Pa, riforma della scuola e dell'università.
Sesta balla. La sinistra sostiene che il governo Berlusconi non ha fatto la riforma delle pensioni. L'insieme delle riforme Berlusconi in tema aveva reso il sistema italiano tra i più virtuosi, senza un'ora di sciopero, senza alcuna tensione sociale. Al contrario, nel 2008 il governo Prodi ha smontato la riforma Maroni (il famoso «scalone») con un aggravio di costo di circa 8 miliardi di euro. Per non parlare della riforma Fornero del 2012 e dei suoi 300.000 esodati.
Settima balla. La sinistra sostiene che i governi Berlusconi non hanno fatto le liberalizzazioni necessarie per il Paese. Falso. Berlusconi, già nei primi mesi del suo insediamento nel 2008, voleva adeguare la normativa nazionale ai dettami europei sulle public utilities, dove si annidano le più gravi malversazioni monopolistiche e di rendita. Il tutto è diventato legge, che le sinistre unite hanno voluto cassare con il referendum del 12 e 13 giugno 2011.
Ottava balla. La sinistra sostiene che il centrodestra non ha voluto ridurre il numero dei parlamentari. Probabilmente dimentica la riforma costituzionale recante «Modifiche alla Parte II della Costituzione» pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale numero 269 del 18 novembre 2005. Che prevedeva, tra l'altro, la riduzione del numero dei deputati da 630 a 518; la riduzione dei senatori da 315 a 252. Con il referendum confermativo del 25 e 26 giugno 2006 la riforma Berlusconi fu cancellata grazie alla sinistra che fece campagna referendaria contro.
Nona balla. La sinistra e Monti sostengono che la destra berlusconiana in Italia sia antieuropea. Falso. A parte il fatto che è stato Berlusconi a volere Mario Monti commissario europeo per ben 2 volte ed è stato Berlusconi a proporre Mario Draghi come presidente Bce, il Pdl è a totale favore dell'unione bancaria, è favorevole all'unione economica, guarda con favore l'unione di bilancio. La Francia non vuole l'unione politica, sull'unione di bilancio Parigi e Berlino si accusano a vicenda. Chi è più europeista? Il Pdl o Angela Merkel, che subordina le grandi scelte europee alla propria visione egemonica e alla scadenza elettorale del prossimo settembre? O François Hollande, che durante la sua campagna elettorale ha sparato a zero contro l'Europa? Vergogna.
Decima balla. La sinistra sostiene che il governo Berlusconi ha portato il Paese sull'orlo del baratro. Nell'autunno-inverno del 2011 l'Italia è stata al centro di un attacco speculativo, che l'opposizione ha usato come clava per far fuori il governo legittimo. Con Monti salvatore della patria e la sua politica economica, i risultati si son presto visti: il Pil è in picchiata a -2,5%; la pressione fiscale è aumentata di 3 punti percentuali; i disoccupati sono aumentati di 1 milione di unità; il potere d'acquisto delle famiglie è crollato (-4,1%); la produzione industriale si è contratta (-6,2%); le compravendite immobiliari si sono ridotte (-23,6%); il mercato dell'auto è in picchiata (-18%); il debito pubblico è aumentato, sia in valore assoluto (+82,7 miliardi), sia in rapporto al Pil (+4,4%). Eravamo sull'orlo del baratro a fine 2011 o il baratro è oggi, dopo un anno di governo del senatore a vita?
Undicesima balla. La sinistra sostiene che nella legislatura 2001-2006 il governo Berlusconi ha peggiorato i dati di finanza pubblica. Ma è il governo Prodi 2006-2008 che ha fatto risalire il rapporto deficit/Pil: infatti, la sinistra avrebbe potuto spalmare l'incremento di deficit derivante dalla sentenza sull'Iva (un punto percentuale rispetto al Pil) su 10 anni, ma non lo fece, preferendo far gravare sul 2006 l'intero peso della decisione della Corte Ue.
Dodicesima balla. Nei mesi scorsi si è parlato di «Berlusconi trick», accusandolo di promettere riforme all'Europa e alla Bce in cambio di aiuti senza realizzarle non appena l'Europa e la Bce procedono all'acquisto dei titoli di Stato per ridurre la speculazione. Falso che più falso non si può. Dopo la lettera della Bce del 5 agosto 2011, il governo Berlusconi realizzò una manovra da 60 miliardi finalizzata all'anticipo del pareggio di bilancio nel 2013, come richiesto proprio dalla Bce. Successivamente, con il maxi-emendamento alla Legge di Stabilità per il 2012, sono stati realizzati oltre l'80% degli impegni contenuti nella lettera inviata dal governo italiano il 26 ottobre 2011 ai presidenti di Commissione e Consiglio Europeo e approvata dalle relative istituzioni con tempestività, lo stesso giorno. Dov'è il trucco? Dov'è l'inganno? Questi i fatti, cari e ottimi Federico Fubini e Antonio Polito, che dalle pagine del Corriere della Sera avete evocato, appunto, il «Berlusconi trick», citando non ben identificati ambienti di Francoforte.
Attendo serenamente smentite.La verità sta venendo finalmente a galla. E con la verità il riconoscimento di chi ha difeso l'Italia e di chi invece, giorno dopo giorno, l'ha tradita, per opportunismo politico o per ambizione personale.
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