Fermata l'ultima follia Adesso volevano tassare anche i cani e i gatti

Stava per giungere alla Camera la legge che avrebbe impo­sto una tassa addirittura su cani e gatti. A quando il balzello sui canarini?

Fermata l'ultima follia Adesso volevano tassare  anche i cani e i gatti

Arrivano notizie in­verosimili, tal­mente assurde da strappare un sorriso. Di compatimento. L’ultima, poi, è di una comicità irre­sistibile. Udite. Stava per giungere alla Camera la legge (presentata da due parlamentari del Pdl e che sembra sarà presto ri­tirata) che avrebbe impo­sto una tassa addirittura su cani e gatti. I cui proven­ti, a quanto sembra, sareb­bero serviti ai Comuni per risolvere, o tentare di farlo, il problema del randa­gismo che comporta oneri pesan­ti. Una tassa di scopo, come si usa dire.

Ma a questo proposito c’è da obiettare che tutti i tributi hanno uno scopo:quello di consentire al­l’amministrazione pubblica di far fronte alle necessità sociali. Anche le accise sui carburanti, in teoria, vengono applicate - in crescente misura- non per fare un dispetto ai cittadini, bensì per rica­vare denaro da destinare alle spe­se in favore ( si fa per dire) della col­lettività. Qualsiasi imposta è fina­lizzata: la scuola, la sanità, le pen­sioni, la cassa integrazione eccete­ra i­n qualche modo bisogna pur fi­nanziarle. Le trattenute sugli sti­pendi a che cosa servirebbero al­trimenti? La denuncia dei redditi non rivela uno stato d’animo, ma accerta quanto ciascuno di noi è obbligato a versare nella cassa co­mune, da cui attingere poi quattri­ni per gestire la macchina statale. Su questo siamo tutti d’accor­do.

Ma giungere a tassare gli ani­mali cosiddetti d’affezione, suv­via, è un insulto alla logica, una for­zatura, la negazione del buon sen­so. Come si fa a combattere il feno­meno odioso dell’abbandono e del randagismo appioppando una tassa su chi si prende cura del­le bestiole? Anche uno sprovvedu­to capisce che una decisione così avventata sortirebbe l’effetto con­trario a quello sperato: molti pro­prietari di cani e gatti, piuttosto che pagare un altro balzello, prefe­rirebbero disfarsi degli animali. Con tanti saluti alla repressione del randagismo.

L’impressione è che il governo, o chi per esso, stia davvero ra­schiando il fondo del barile; cognizione della realtà. I tecnici comunque hanno dimostrato di non essere capaci di fare altro che manovrare la leva fiscale. Occorre però avere una fervida fantasia per inventarsi il pretesto di nuovi prelievi dalle tasche della gente. E non valutare nemmeno che, insi­stendo nella spremitura tributa­ria, si rischia una ribellione in mas­sa.

Dopo l’Imu,le cui aliquote si an­nunciano superiori a quanto ipo­tizzato, dopo l’innalzamento del­l’Iva (che sarà ulteriormente ina­sprita il prossimo autunno), dopo il rincaro dei tabacchi, la decurta­zione ridur­si a considerare un lusso l’adozio­ne di un micio significa non avere delle pensioni, ci mancava soltanto la tassa sugli amici qua­drupedi dell’uomo. A quando un’imposta sui canarini,sui crice­ti e magari sui pidocchi, sulle zan­zare e sulle lumache? Siamo allo sprezzo del ridicolo.

I professori intanto fingono di aver dimenticato la spending re­view, cioè la revisione della spesa, di cui pure si era parlato a lungo: doveva essere la panacea, e forse proprio per questo è stata chiusa in un cassetto,nonostante l’assun­zione di Enrico Bondi,

supertecni­co incaricato di studiare la pratica in 15 giorni e subito eclissatosi. Che ne è del piano che egli avreb­be dovuto presentare? Mistero. E ora scopriamo che qualcuno se la prende con cani e gatti. Che tristez­za.

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