RomaSulla legge di stabilità c'è un accordo di massima, ma il braccio di ferro continua sul campo minato del lavoro. In ballo c'è un miliardo di euro nel 2013 e due miliardi nel 2014, destinati al taglio del cuneo fiscale, cioè ad alleggerire il fisco che grava sulla busta paga. Su come utilizzare le risorse liberate dalla rinuncia al taglio delle due aliquote Irpef non c'è ancora un'intesa. Un taglio «mirato e selettivo», ha detto ieri il relatore Pd al disegno di legge Pierpaolo Baretta. L'idea è un intervento in due tempi, concentrato prima su detrazioni Irpef limitate ai redditi più bassi e poi sulle imprese, attraverso un taglio dell'Irap.
Renato Brunetta, relatore Pdl, ha però lanciato l'idea di raddoppiare i fondi destinati alla produttività. La cifra dalla quale si parte è quel miliardo e 600 milioni che il governo ha già stanziato per incentivare fiscalmente i contratti aziendali e territoriali. L'idea del Pdl è portarla stabilmente a circa due miliardi (a regime gli incentivi valgono circa un miliardo). Risorse che finirebbero nella busta paga dei lavoratori e alle aziende che puntano su accordi con i dipendenti basati sulla produttività.
Ma contro questa proposta la Cgil è intenzionata a fare valere un veto pesante ed efficace. Non tanto nel governo, visto che sia il premier Monti sia il ministro del lavoro Fornero spingono per un sistema di contratti il secondo livello, legato alla produttività, a scapito degli accordi nazionali, validi per tutti. Semmai nel Pd, dove le ragioni del primo sindacato restano una priorità.
L'ultima bocciatura è arrivata per bocca del segretario confederale della Cgil Danilo Barbi. Raddoppiare i fondi per la contrattazione di secondo livello? Da Brunetta «un'idea bizzarra. Mi sembra fuori dalla logica destinare risorse ad un accordo che ancora non c'è». Peccato che l'accordo lo debbano trovare proprio i sindacati con le associazioni delle imprese. Se dal tavolo della produttività uscisse un'intesa, le parti sociali si ritroverebbero con un «tesoretto» di incentivi da gestire che va da 1,6 a più di due miliardi. «Il paradosso - commenta Brunetta - è che la Cgil preferisce affidare le buste paga al ministero del Tesoro, piuttosto che lasciarle alla contrattazione».
A rischio non c'è solo il raddoppio dei fondi proposto da Brunetta, ma anche il miliardo e 600 milioni già stanziato dal governo (1,2 miliardi per il 2013 e 400 milioni nel 2014). La Cgil vorrebbe sottrarre alla produttività anche quelli. Il segretario generale Susanna Camusso vorrebbe trasformarli in incentivi per le assunzioni a tempo indeterminato. Il ministro Fornero ha avvertito che, se le parti sociali non dovessero trovare un accordo, quelle risorse potrebbero essere utilizzate in molti altri modi. C'è la possibilità che siano destinate a ridurre il debito. Comunque rischiano anche di finire fuori dalla busta paga dei lavoratori. Quindi meglio che le parti trovino un accordo. Tutto si deciderà la prossima settimana, quando le parti cercheranno una sintesi e si metteranno nero su bianco gli emendamenti dei relatori. Tra le novità che potrebbero spuntare, la sterilizzazione definitiva del tetto e della franchigia alle detrazioni e deduzioni. «Ci stiamo lavorando», ha spiegato Baretta. Il vincolo del saldo zero è la base di partenza. Il mancato taglio di un punto delle aliquote più basse dell'Irpef, chiesto da tutti i partiti di maggioranza, vale 4,2 miliardi nel 2013 e 6,5 nel 2014.
Il mancato aumento della aliquota agevolata dell'Iva vale poco più di due miliardi. Circa 150 milioni lasciare inalterata l'Iva sulle cooperative sociali. La cancellazione della retroattività dei tagli a detrazioni e deduzioni fa mancare entrate per circa un miliardo di euro.
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