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Fondi previdenziali decisivi, ma il settore merita più attenzione

La riforma Fornero ha allargato il divario tra l'ultimo stipendio e la pensione. L'applicazione del sistema contributivo a tutte le categorie dei lavoratori renderà l'assegno più «leggero» in quanto conteranno solo i versamenti effettuati e non la retribuzione (sistema che ha «gonfiato» le rendite di chi ha iniziato a lavorare prima del 1995). Da qui l'importanza di costruirsi per tempo un «tesoretto».
Gli strumenti privilegiati per godersi la terza età in modo spensierato sono due. Il primo è rappresentato dai fondi pensione che si distinguono in «chiusi» (o «negoziali») e «aperti». Quelli «negoziali» sono dedicati ai lavoratori di una specifica categoria (i più diffusi sono quelli per i metalmeccanici, i chimici e i telefonici). I fondi aperti sono invece accessibili a tutti i lavoratori e, in particolare, agli autonomi.
Il secondo strumento principe per la pensione integrativa è costituito dalle forme individuali di previdenza (Fip). Questi ultimi sono venduti dai promotori finanziari e sono rivolti a tutti coloro che, indipendentemente dalla propria situazione lavorativa, siano intenzionati a costruirsi una rendita integrativa. Ecco perché il Giornale propone questa guida con cinque casi con le relative simulazioni dell'assegno previdenziale.
Prima di entrare nel dettaglio dei suggerimenti occorre, tuttavia, soffermarsi su alcune questioni che la riforma Fornero ha lasciato irrisolte. Da un lato, l'aumento dell'età pensionabile e la revisione dei metodi di calcolo degli assegni erano obbligatori per frenare il disavanzo dei conti pubblici e garantire la pensione a una popolazione che progressivamente invecchia. Dall'altro lato, sarebbe stato opportuno insistere maggiormente su un'educazione «attiva» dei giovani alla pensione. Soprattutto se si considera - come i nostri esempi dimostrano - che dalla previdenza complementare dipenderà una quota prossima o superiore al 15% dell'ultimo reddito percepito. Se questo, in effetti, è l'unico strumento per vivere con più tranquillità gli «anni d'argento», sarebbe stato meritorio trovare delle risorse da destinare a un aumento degli sgravi fiscali.
«Educazione», infine, non è solo predisporre utili e periodiche campagne informative sull'importanza di integrare il proprio reddito da pensione. «Educazione» è anche cominciare a concepire questo importantissimo strumento di risparmio come una necessità, al di là di quelle che possono essere le diffidenze generate dalla crisi del debito sovrano.
Analogamente fondamentale sarà il dialogo tra il governo e l'industria che si occupa di gestire il risparmio.

Non solo per definire i «paletti» che guidano le strategie dei vari fondi pensione, ma anche per costruire un nuovo approccio all'investimento previdenziale. Un orizzonte che parte prima di iniziare a lavorare e che si conclude con una terza età senza pensieri.

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