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Forza Italia, l'ora degli under 30: "Siamo cresciuti a pane e Silvio"

Non hanno esperienza politica, ma entusiasmo e idee. Santanché: sono studenti, non vogliono posti

Forza Italia, l'ora degli under 30: "Siamo cresciuti a pane e Silvio"

Falchetti o baby pitoni? «Guardi, sono semplicemente dei giovani - il più vecchio ha 23 anni - che non hanno mai fatto politica, mai iscritti a nessun partito, ma che sono appassionati di Berlusconi, credono in lui, vogliono che continui le battaglie che ha sempre fatto, su tasse e giustizia, e che non chiedono niente. Sa, si nasce tutti incendiari, poi magari invecchiando si diventa pompieri. Tranne me, che sono rimasta incendiaria...». Il baby esercito di Silvio, tra i 150 e i 200 «liceali, studenti universitari al primo anno», nuove leve per la Forza Italia battagliera e rinnovata, anche nel personale politico, che ha in mente il Cav.

Una delegazione di «falchetti» si è radunata, sotto l'ala della loro mentore, Daniela Santanchè, nel quartier generale di Forza Italia in attesa dell'incontro promesso con Berlusconi. All'ex sottosegretario ci sono arrivati tramite il figlio, Lorenzo, studente di college a Londra, contattato su Facebook da una di loro: «Hanno saputo che era mio figlio e gli hanno chiesto un contatto con me. Li ho sentiti, e ho trovato dei giovani motivati, appassionati. Non cercano posti o candidature» spiega la «Pitonessa», forse per tranquillizzare chi nel Pdl (partito coi nervi molto tesi) possa temere nuova concorrenza su liste e posti. Anche perché una Forza Italia Giovani esiste già, per ora come movimento giovanile del Pdl, guidato dalla deputata Annagrazia Calabria (in piazza per la prima manifestazione della nuova Fi il 23 novembre).

Due baby falchi si sono già dati da fare, tra tv e interviste: Andrea e Luca Zappacosta, fratelli romani di 23 e 18 anni, studenti universitari e amici di Santanchè jr. Prima sono comparsi a Piazza pulita, quindi a Repubblica tv, e poi alla Zanzara - solo il maggiore -, per confermare l'aggettivo («incendiari») scelto dalla Santanchè, loro referente politico insieme a Berlusconi: «Alfano? Un piccolo capo corrente che non ha mai ottenuto alcuna legittimazione da parte del popolo. È un Giuda, anche peggio di Fini. Chiamatelo Al-Fini. Fini ebbe il coraggio di tradire Berlusconi in un periodo in cui Berlusconi era al massimo della popolarità, invece Alfano... Cicchitto è uno che fa ridere. Mentre Verdini è uno che combatte per mandare a casa un governo tutto tasse, tutto manette. In Italia esiste una magistratura rossa che fa capo al padrone politico che si chiama sinistra. La sentenza Mediaset non è credibile. Viviamo in una falsa democrazia dentro la quale si nasconde una dittatura dei magistrati rossi. Questa è la verità. Io sono cresciuto a pane e Berlusconi». All'ipotesi candidatura non dice di no: «Non mi dispiacerebbe. Oggi molti parlamentari vanno lì per farsi i cavoli loro, vorrei essere utile alla causa berlusconiana».

Nuova linfa per l'ala dura del Pdl, alle prese coi mal di pancia degli alfaniani, sul punto di rompere ma mai decisi a farlo fino in fondo. Berlusconi punta su un ricambio generazionale nel partito, per segnare un distacco dal Pdl, mai amato dal Cav. Perciò sonda imprenditori, manager, volti nuovi, meglio se giovani. La Santanchè gli offre questi berlusconiani in erba («ma non stiamo facendo nessuna selezione, ci sono soltanto questi ragazzi che hanno voglia di darsi da fare in politica, e trovo sia una cosa bellissima» spiega l'onorevole), nati spontaneamente grazie al contatto col figlio Lorenzo. Che già in passato ha avuto un ruolo, raccontato dalla Santanchè in una intervista tempo fa: «Sa chi ha riavvicinato me e Silvio dopo la campagna elettorale, quando i rapporti si erano interrotti? Un piccolo uomo, mio figlio Lorenzo, tredici anni (nel 2009, ndr). Con lui il premier ha sempre continuato a parlare, in quelli che sono stati per me e per lui momenti difficili anche sul piano personale, c'è sempre stato, gli telefonava, gli era vicino, gli parlava.

Berlusconi è un grande uomo, di straordinaria umanità, certe cose non si dimenticano».

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