Forze armate, è festa amara L'Italia ha dimenticato i marò

Forze armate, è festa amara L'Italia ha dimenticato i marò

Quattro novembre: lo Stato, la politica, noi giornalisti ci ricordiamo per un giorno dei marò trattenuti da 20 mesi in India e poi tornerà tutto come prima, sprofondato nell'oblio, se non nel dimenticatoio. Il governo continuerà ad affidarsi all'inviato speciale Staffan De Mistura, che ha preso a cuore il caso, ma non possiede la bacchetta magica. L'India non mollerà e da parte nostra neppure se ne parla di sbattere i pugni sul tavolo. Non solo: è il secondo 4 novembre con i marò in India e pure l'anno scorso il governo si era gonfiato il petto promettendo soluzioni a Natale, che poi sono sfumate con l'assurdo stop and go sul rientro di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone a Delhi.
Chi non dimentica mai i fucilieri di Marina è la fetta d'Italia che attraverso la rete si batte da 624 giorni per la loro sorte. Ieri sera con un «tweet storm», tempesta via twitter in occasione del 4 novembre. Ognuno può esprimere un pensiero sui due fucilieri del San Marco con gli hashtag «marò», «italiaalzalavoce», «liberisubito» oppure «nondimentichiamoli».
Fra meno di una settimana, però, i nodi diplomatici verranno al pettine con un'occasione d'oro per mostrare gli attributi e rendere concreta la solidarietà ai marò agli occhi degli stessi indiani. Palazzo Chigi e la Farnesina dovranno decidere cosa fare di fronte al summit Europa-Asia, che verrà ospitato a Delhi l'11 e 12 novembre. All'appuntamento di alto livello nei rapporti con il vecchio continente partecipano i ministri degli Esteri. Emma Bonino andrà in India con i nostri marò ancora bloccati in ambasciata dopo 20 mesi di odissea giudiziaria? Manderemo al suo posto un viceministro come Bruno Archi, ex consigliere diplomatico a Palazzo Chigi ai tempi di Berlusconi, come segnale minimo se non nullo di protesta? Oppure solo l'ambasciatore a Delhi per dare un buffetto diplomatico agli indiani? Forse sarebbe meglio mobilitare gli altri ministri degli Esteri dell'Unione europea per una nota comune a favore dei marò e lasciare platealmente vuota la sedia dell'Italia al vertice. L'unica certezza è che se ieri, giornata dell'unità nazionale e delle forze armate, abbiamo ricordato fin dal Quirinale i fucilieri di Marina e sei giorni dopo faremo poco niente al summit con l'Europa a Delhi dimostreremo di essere l'Italietta di sempre.
In occasione del 4 novembre, il presidente Giorgio Napolitano si è rivolto «ai nostri marò, la cui odissea ancora continua lontano dall'Italia» inviando a Latorre e Girone «il più affettuoso saluto e l'assicurazione che non cessiamo di operare tenacemente per riportarli a casa».
Il ministro della Difesa, Mario Mauro, si è collegato con loro in videoconferenza. E ha ribadito che «il ritorno a casa con onore di Latorre e Girone è l'unica soluzione possibile». A loro volta i fucilieri di marina hanno ringraziato il Capo dello stato «per le belle parole di sostegno». Un déjà vu, lo scorso anno con altre facce fra i ministri, che dopo 20 mesi appare un po' stucchevole. Girone ha riportato tutti alla realtà dicendosi consapevole di «quanti passi, quante difficoltà e quanti periodi duri dovremo ancora affrontare» prima «del traguardo» del rientro in patria.
Il ministro degli Esteri, Emma Bonino, è «fiduciosa che, con la cocciutaggine, la capacità di dialogo, la determinazione e la coerenza dell'intero governo riusciremo a sbrogliare la matassa».
Se vogliamo trasformare le belle e fino ad ora vane parole in fatti ci viene offerto su un piatto d'argento il summit Europa-Asia (Asem) di 51 paesi, che l'India ospita per la prima volta l'11 e 12 novembre. L'appuntamento, secondo le dichiarazioni ufficiali, servirà «a sottolineare l'importanza strategica delle relazioni Asia-Europa nel 21imo secolo».
Quale migliore occasione per sbattere il pugno sul tavolo con gli indiani denunciando l'inaudita vicenda dei marò? Latorre e Girone, che il 15 febbraio 2012 difendevano una petroliera italiana dai pirati, sono accusati di aver ucciso due pescatori indiani. Dopo averli arrestati e sbattuti in galera sono stati trasferiti a Delhi in ambasciata, ma gli indiani vogliono processarli a tutti i costi fregandosene della giurisdizione italiana.
A fine ottobre, dopo mesi di tira e molla, la polizia antiterrorismo (Nia), che indaga sul caso sembrava dovesse venire a Roma a interrogare gli altri 4 marò del nucleo anti pirateria che erano assieme a Latorre e Girone. Ultimo ostacolo prima del processo dopo il giusto no italiano a mandarli a Delhi. Il ministero della Giustizia e la procura indiani hanno fermato tutto sostenendo che non è previsto dal codice. Altre ipotesi come la testimonianza in video conferenza o per iscritto sono ancora nel limbo. Nel frattempo Latorre ha scoperto di aver contratto, probabilmente in carcere nel Kerala, un parassita intestinale che gli ha fatto perdere peso. Se le sue condizioni non miglioreranno dovrà subire un intervento. L'Italia potrebbe chiedere il trasferimento in Italia per motivi di salute.


Oltre alla tempesta via twitter lanciata ieri dai fan dei marò, il 23 novembre è stata indetta dalle famiglie dei fucilieri di Marina una «marcia di solidarietà» a Roma. Un altro déjà vu, se il governo non decide di tirar fuori le unghie con l'India.
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