Al posto di «mi piace»: «mi plas», «me piaxe» o «me pias». Dipende tutto da se scegliete l'opzione in friulano, veneto o lombardo. Sono questi, accanto alla lingua italiana e a quella inglese, i dialetti presenti su Facecjoc, il social network che comunica con le parlate regionali italiane.
Frutto di un'idea di Gianluca De Bortoli, 43enne di Udine, di professione programmatore informatico. Il «primo vagito» risale a marzo del 2009, con la creazione della versione friulana. «La parola cjoc nel nostro dialetto vuol dire letteralmente ubriaco, ma si usa per dare simpaticamente del pazzerello, del matto. Insomma è un intercalare», spiega mentre racconta la genesi del nome. Oggi il portale in friulano conta 550mila utenti, 450mila dei quali lo utilizzano attivamente. Poi è arrivata la versione in veneto, e da pochi giorni anche quella in lombardo.
Un ampliamento per cui il 43enne ha speso circa 25mila euro, «per pagare i traduttori, che non devono solo conoscere il dialetto, ma anche avere confidenza con il linguaggio dei social, una segretaria che mi aiuta anche nella parte pubblicitaria e un altro programmatore che mi affianca nella realizzazione del sito». Un investimento cui si aggiunge il contributo iniziale di alcune aziende friulane, «che mi hanno dato una mano in cambio di un po' di pubblicità».
Molto presto anche le altre regioni italiane avranno una propria versione: quella emiliana, toscana e in dialetto romanesco arriveranno entro fine giugno, e per la fine di quest'estate sarà la volta di quelle in pugliese, siciliano, napoletano, calabrese e sardo. «L'idea è realizzare due regioni nuove ogni venti giorni», assicura De Bortoli.
Che ci tiene anche a sottolineare le differenze della sua creatura multilingue dal social network di Marc Zukerberg: la grafica è somigliante, ma si tratta di due realtà distinte. L'unico contatto con l'azienda di Menlo Park, spiega, «è stato per ottenere l'accesso attraverso Facebook». Chi è iscritto al social network più diffuso al mondo, infatti, può entrare in Facecjoc da lì, facendo il login con il proprio nome utente e password di Facebook: una volta dentro, in basso a sinistra, si seleziona italiano, inglese, lombardo, veneto o friulano. «L'inglese l'ho previsto fin dall'inizio, perché ci sono molti utenti figli di emigranti friulani, che ci hanno conosciuto attraverso associazioni dei friulani all'estero. Alcuni di loro non conoscono neanche l'italiano, o lo conoscono poco».
L'altra grande differenza con Facebook sta nella scelta dei contenuti: «Non mi piace il fatto che oggi la maggior parte di chi usa i social network lo fa solo per fare giochini. Sono convinto che così si perda il senso della socialità», dice De Bortoli. Dentro Facecjoc prevalgono gli aspetti della condivisione e della personalizzazione: si può postare un brano musicale da Youtube con un clic dalla propria pagina - c'è un apposito bottone che consente di farlo, senza aprire il sito - così come si può ascoltare la radio.
Inoltre «ogni utente può personalizzare la grafica, cambiare l'ordine interno degli elementi». Non solo: a differenza di Facebook, Facecjoc ti fa vedere chi è andato a guardare il tuo profilo (un meccanismo simile a quello di Linkedin, ndr). Una scelta che forse non piacerà a chi usa certi social network soprattutto per ficcare il naso indisturbato negli affari degli altri, ma che, secondo il 43enne, «crea molta più interazione».
De Bortoli è convinto che il portale dei dialetti italiani spopolerà anche nelle altre regioni così come è avvenuto a Trieste, Udine e dintorni. «Penso che ci sia quest'esigenza che finora non era stata colta, l'ho captata sui forum», argomenta.
A muoverlo non è solo il fiuto per le tendenze della Rete, ma anche un moto d'orgoglio: «l'Italia, finora, era l'unico Paese europeo sprovvisto di un proprio social network. In questo siamo troppo poco patriottici, preferiamo far guadagnare le aziende estere».Twitter @giulianadevivo
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