Chi l'avrebbe detto? Il solstizio d'estate picchia in testa e l'immunità esce fuori a sorpresa come il grande fatto nuovo che paralizza la riforma strapaesana del Senato italiano. Adesso l'immunità la vogliono tutti, ma tutti fanno finta di non volerla sicché l'appassionante dibattito si fa aereo, etereo, persino stereo vista la distanza fra le distanti campane. Se però poi uno rimette insieme i pezzi del puzzle, alla fine l'unica immagine che viene fuori è quella della decapitazione del centrodestra e la messa in ceppi di Berlusconi.
Ormai noi italiani abbiamo perso il senso della sacralità della democrazia e del Parlamento. L'immunità che esiste nella maggior parte delle democrazie, e nel Parlamento europeo, in Italia è stata sostanzialmente soppressa da tempo. Oggi è possibile mettere sotto inchiesta qualsiasi eletto dal popolo e le Camere vengono chiamate soltanto a votare l'arresto o le eventuali misure cautelari. Oggi nessuno ha il coraggio di riconoscere che la corruzione corrode il Paese muovendo dal sistema delle Regioni e dei mille centri erogatori di denaro pubblico. E invece si è convenuto che il cancro della corruzione stia nella casta, nelle auto blu, nelle creste sui rimborsi spese di quattro cialtroni.
Le democrazie nascono e si proteggono attraverso la tutela dei membri eletti del potere legislativo, senatori e deputati, dalle scorribande aggressive degli altri poteri. In Italia i magistrati sono funzionari di alto livello e prestigio perché di alto livello e prestigio si considerano le prestazioni cui sono chiamati. Ora si discute in modo farfugliato, contorto, reticente, sostanzialmente pilatesco e ipocrita del regime di immunità di cui dovrebbero godere, nel futuro Senato fantasma i consiglieri regionali, i sindaci e gli altri amministratori locali ammessi alla aristocratica buvette di Palazzo Madama. È giusto che siano immuni o immunizzati? Poiché dovranno ratificare, dunque legiferare, non dovranno forse essere protetti delle stesse immunità e vaccini dei colleghi di Montecitorio? Di qui l'appassionante chiacchiericcio: e se togliessimo l'immunità (fittizia peraltro) a tutti? E se la ripristinassimo (con qualche sotterfugio) per tutti? Perché mai (sottili costituzionalisti argomentano) si dovrebbe giuocare a «chi figlio e a chi figliastro»?
Questo lo stato dell'arte per il quale non nutriamo alcuna passione. Noi sappiamo però che in Italia - e soltanto in Italia - è accaduto che un leader nazionale attivo è stato spinto a spallate fuori dal Parlamento e dall'esercizio delle funzioni democratiche, per vie giudiziarie. In tutti Paesi democratici si può avere fiducia nella indipendenza e nella sobrietà dei magistrati, ma da noi, purtroppo, no. È un dato di fatto. In Italia il trucco sta nella cosiddetta e sempre ribadita «obbligatorietà dell'azione penale». Che, dal nome, sembra una cosa buona: il magistrato è obbligato a intervenire sempre. E invece è il grimaldello dell'ingiustizia perché, essendo infinitamente numerose le azioni penali obbligatorie, i magistrati dell'accusa scelgono come la frutta al mercato i fascicoli che si portano sul tavolo e li scelgono quasi sempre secondo criteri politici. Così diventa un gioco da ragazzi diciamo da ragazzacci fare una pila di fascicoli aperti su chi si detesta o si è deciso di far fuori. Stroncare, o incrinare, o insudiciare una carriera politica o una persona singola è una facoltà che alcuni magistrati usano a discrezione ovvero nel modo più indiscreto.
Quando un politico è inquisito, un immediato coro si alza e non per difendere il suo status di rappresentante, ma per reclamarne alla svelta la testa. La ghigliottina secca è così mantenuta in funzione e gli effetti sono quelli che abbiamo detto: Berlusconi è andato immediatamente sotto scopa fin dal 1994 per poi proseguire senza fermarsi mai più. Ogni guarentigia, ogni protezione dell'eletto dal popolo ma inviso ai suoi nemici, è stata eliminata fino ad ottenere la sua cacciata dal Senato con l'applicazione retroattiva di una legge.
Queste cose le sanno tutti e sono vere. Naturalmente i più piccini di mente diranno che i nostri argomenti sono deplorevolmente berlusconiani. Invece sono strettamente costituzionali. Per quanto possa essere amara la vita del leader di Forza Italia in questa fase, nulla è più crudele della ferita inferta ad una fascia larghissima di elettori che hanno visto la persona che consideravano loro rappresentante fatto fuori per via burocratica, giudiziaria, leguleia. Se l'Italia fosse e fosse mai stata una democrazia liberale, questa violazione gigantesca dei fondamenti democratici sarebbe stata impedita.
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