È già battaglia fra Nord e Sud per costi (e fondi) della sanità

RomaRimodulazione del ticket in base al reddito. Riorganizzazione della rete ospedaliera. Applicazione (finalmente) dei costi standard. Come è possibile evitare altri tagli al Fondo sanitario nazionale? Riusciranno governo e Regioni a trovare l'accordo sul Patto per la Salute oramai inderogabile? I primi a doversi mettere d'accordo sono proprio i governatori che ieri si sono incontrati per la Conferenza delle Regioni ognuno con le sue idee su come salvare i conti della sanità pubblica. Diversità facilmente comprensibili vista la distanza tra le regioni con i conti più o meno in ordine e le «commissariate» in profondo rosso. Soltanto su una cosa c'è il pieno accordo: la sanità pubblica non può sopportare altri tagli senza mettere a rischio i livelli essenziali di assistenza. Dove prendere i miliardi necessari? Almeno due infatti vanno reperiti per coprire la mancata introduzione del ticket per tutti. Per il governatore del Veneto, Luca Zaia, la soluzione è l'applicazione dei costi standard. In sostanza il ministero dovrebbe fissare un costo massimo per i dispositivi sanitari e tutte le strutture sanitarie, pubbliche ed accreditate, dovrebbero rispettarli. Insomma non dovrebbe più accadere che una siringa venga pagata da una Asl un centesimo e da un'altra un euro. «Con i costi standard si potrebbero risparmiare fino a 30 miliardi di euro - assicura Zaia - Una cifra che permetterebbe di creare molti posti di lavoro mentre continuiamo a sprecare risorse e a mettere nuove tasse». Ma sui costi standard molte regioni del Mezzogiorno fanno muro: impossibile applicarli dal 2013. «Siamo contrari ai costi standard a meno che non vengano applicati con una metodologia che consenta a tutti di partire su uno stesso piano», dice il vicepresidente della Calabria Antonella Stasi.


Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin (foto), punta sull'informatizzazione. Con l'introduzione progressiva della cartella clinica elettronica e la dematerializzazione di referti ed immagini, assicura, si potrebbero risparmiare «7 miliardi all'anno».

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