Politica

Il furbetto della piazza

Grillo, il comico moralizzatore, "dimentica" di aver sanato in extremis i guai edilizi e fiscali

Non tutti sapevano che Oscar Giannino, a differenza di quello che ha sempre detto, non ha mai partecipato allo Zecchino d'Oro, non ha preso due lauree, tantomeno un master, e quindi non poteva aver vinto un concorso per magistrato e, aggiungo una chicca, non ha mai fatto il paracadutista nella Folgore. Nulla di illecito. La bugia non è reato e i comportamenti personali neppure, se non infrangono la legge. E nella legge si è mosso anche Beppe Grillo quando, per due volte, ha chiesto e ottenuto - cosa anche questa poco nota - condoni tombali per le sue società (più uno edilizio, per non farsi mancare nulla). Correvano i primi anni Duemila e il comico fustigatore di costumi, privilegi e scorciatoie si tuffò a pesce sull'occasione offerta dal governo di Silvio Berlusconi per sanare ciò che era stato tenuto nascosto al fisco e allo Stato. Nulla di illecito (noi siamo, in determinate condizioni, a favore dei condoni) ma ciò stride con le dichiarazioni di Grillo nelle quali si paragonano i condoni alle tangenti.

Come Giannino, anche Grillo è un campione a fare il moralista con la morale degli altri. Via la casta, via ladri e bugiardi, a casa furbi e scrocconi. Fino a che tocca a te mangiare alla corte dello Stato e dei potenti e godere dei benefici diretti e indiretti. Allora vale tutto, e se poi non si sa nulla, tanto meglio. Basta mentire, negare il passato, o come Grillo, rifiutarsi di rispondere anche a una sola domanda. Solo monologhi, recitati con grande bravura ed enfasi: «Arrendetevi, siete circondati», e giù applausi. Ma arrendetevi voi, che avete più scheletri negli armadi di non so chi.

Caro Grillo, perché non ti sei rifiutato di approfittare di una legge, il condono tombale, fatta da quello che tu chiami il «nano di Arcore»? Che cosa avevi da nascondere o da guadagnare sulla pelle mia? Domande inutili. Non risponderà, e se lo farà punterà il dito contro la «macchina del fango» dei giornali servi. Già, che però a loro piacciono quando svelano altarini di altri, della casta rispetto alla quale, lui e Giannino non hanno un grammo di virtù in più, come dimostrano condoni e bugie.

Facile, caro Giannino, dimettersi per la vergogna da capo del partito ma rimanere in corsa nelle elezioni con la speranza di accomodarsi in Parlamento, a nostre spese ovviamente.

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