Quando il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan assicura che non serve una manovra aggiuntiva perché basta attuare le leggi già approvate dal governo, i proprietari di case sudano freddo. E da un paio di giorni hanno qualche motivo in più per preoccuparsi. Il Consiglio dei ministri tra una partita di calcio e l'annuncio della «rivoluzione» del 730 precompilato, ha varato il primo decreto delegato relativo alla riforma del Catasto. È il primo pezzetto di una rivoluzione che cambierà il modo in cui viene calcolato il valore patrimoniale e la rendita catastale di tutti gli immobili. Misure necessarie a fare giustizia delle tante storture nelle classificazioni - questa la tesi di chi sostiene la riforma - come immobili centrali classificati come popolari e abitazioni in periferia classificate come di lusso.
La prima legge, approvata venerdì, era attesa e non preoccupava più di tanto, visto che si limita a regolare le Commissioni censuarie. Ma le sorprese sono spuntate anche lì. Nelle trattative le associazioni dei proprietari avevano ottenuto che nella delega si specificasse che dentro gli organismi dovessero entrare anche propri rappresentanti, con il ruolo di concorrere con i Comuni ad attribuire nuove rendite e nuove valori. Approvare gli algoritmi sulla base dei quali si pagheranno le tasse su appartamenti e immobili strumentali. Nella bozza uscita dal Consiglio dei ministri, invece, il ruolo delle associazioni è uscito fortemente ridimensionato. I prefetti (le Commissioni sono provinciali) potranno indicare rappresentanti dei proprietari. Ma potranno anche evitare di farlo, lasciando le Commissioni in mano solo all'Agenzia delle entrate e ai Comuni.
In altre parole si lascerà ai sindaci la possibilità di decidere in totale libertà chi e quanto tassare, visto che hanno già il potere di determinare le aliquote. In teoria la riforma deve essere fatta «a gettito invariato». Confedilizia ha ottenuto che l'invarianza debba valere a livello di singolo Comune, per evitare che faccia una media tra regimi fiscali molto diversi. Quella del gettito invariato, insomma, sembra una promessa fatta per non essere mantenuta, come tradizione quando si parla di fisco sugli immobili. Le simulazioni fatte dagli esperti lasciano poco spazio a dubbi. La rivalutazione basata sui prezzi di mercato porterà ad aumenti delle rendite catastali (e quindi delle tasse che si pagano sulla casa) che, nelle grandi città, andranno da quattro fino a dieci volte.
Lavoce.info tempo fa fece delle simulazioni, dalle quali emergeva, ad esempio, che a Milano per 90 metri quadri di abitazione principale, si potrà passare da mille a più di 5.000 euro. A Firenze, da 700 a 5.000, a Roma da 1.100 a quasi 7.000. Una ulteriore stangata anche sulle case di vacanza, già penalizzate dal mercato e dalla patrimoniale mascherata da tassa sui servizi varata dal governo Letta. A Cortina d'Ampezzo la rendita per 70 metri quadri passa da 1.200 euro a 9.300; a San Gimignano (Siena) da 440 euro a 3.600 a Campo nell'Elba, da 820 a 5.900 euro.
Ora il decreto delegato sarà esaminato in Parlamento; deputati e senatori potrebbero chiedere modifiche al testo. Poi restano le altre deleghe e i proprietari di case dovranno fare attenzione ad altri aspetti della delega. Ad esempio che ci sia la possibilità reale di impugnare le decisioni delle Commissioni, se non si accetta la rendita catastale. Poi la pubblicazione e la trasparenza degli algoritmi utilizzati per calcolarla. Infine, una effettiva invarianza di gettito.
L'attuazione delle delega, richiede tempi lunghi. Alla fine saranno i singoli proprietari di 60 milioni di abitazioni ad accorgersi se una riforma nata per dare equità al fisco, è in realtà l'ennesimo giro di vite sui contribuenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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