Roma - Niente soldi, niente sviluppo. Ancora un rinvio, al Consiglio dei ministri, per il decreto Passera, massacrato dai tagli imposti dalla Ragioneria generale dello Stato. Dopo la scoperta del buco di 3,4 miliardi di entrate fiscali, i tecnici del Tesoro si sono fatti più occhiuti che mai. Avevano già cassato la compensazione fra debiti e crediti fiscali fino a un milione di euro. Nelle ultime ore sono finiti sotto la mannaia anche gli incentivi per le imprese che investono in ricerca: niente bonus fiscale del 30% né credito d’imposta per 600mila euro. La norma sarebbe costata 60 milioni, che attualmente non ci sono. Il bonus ricerca, ridotto a un limite di 100mila euro, dovrebbe valere solo per le assunzioni sotto i 35 anni.
Il governo potrebbe forse riunirsi nel fine settimana per varare il decreto, che ieri non è comparso sul tavolo del Consiglio, dice il ministro Piero Giarda. Il condizionale è obbligatorio. A questo punto lo sbandierato decreto sviluppo, quello della fase due (il rilancio dell’economia dopo il rigore dei conti), è un guscio vuoto. Il bonus sulle ristrutturazioni edilizie potrebbe essere aumentato, ma limitato a un anno soltanto; quello sul risparmio energetico scenderebbe dall’attuale 55% al 50%. In bilico, la norma sui mini bond emessi dalla imprese non quotate, che costerebbe una quarantina di milioni di euro in tre anni. In cassa non ci sono neppure quelli. Né si conosce la fine che potranno fare i project bond per le infrastrutture, a tassazione agevolata del 12,50%.
In queste condizioni il solo parlare di decreto sviluppo appare un nonsenso. Chissà che cosa potrà dire stamattina il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli ai giovani imprenditori della Confindustria al convegno di Santa Margherita. Nessun commento da parte del titolare del provvedimento, il ministro dello Sviluppo Corrado Passera. Secondo il TgLa7 il ministro avrebbe inviato un’e-mail con allegata la bozza del decreto sviluppo alla Presidenza del Consiglio. Ma c’è un giallo: il sottosegretario Catricalà non avrebbe fatto nemmeno «girare» il messaggio agli altri ministri, mancando la copertura finanziaria per il pacchetto. Anche Passera parlerà a Santa Margherita, domani, davanti a una platea probabilmente delusa. La Confindustria, come detto più volte dal presidente Giorgio Squinzi, attende il decreto con aspettative elevate. La frustrazione è in agguato. Anche perché nel provvedimento sono previsti interventi a costo zero, ma molto importanti come la revisione della legge fallimentare, che avvicina la nostra procedura a quella del chapter eleven americano.
In compenso, come conferma ancora Giarda, il Consiglio dei ministri ha discusso della delega fiscale, confermando la massima severità per chi «elude» il fisco. Il governo inizialmente aveva escluso la rilevanza penale, ma dopo le osservazioni del Quirinale ha ripristinato la sanzione fra i 6 mesi e i 6 anni di carcere. Il testo prevede anche la riforma del catasto, la stima e il monitoraggio dell’evasione fiscale da parte di una commissione Istat, il rafforzamento dell’attività di controllo, la semplificazione, la revisione della tassazione per favorire la crescita. L’ok del governo, però, non c’è stato. Ed a questo punto le possibilità che la delega venga approvata dal Parlamento prima del voto del 2013 sono ridotte al lumicino.
Il Consiglio, in un’oretta scarsa di riunione, ha invece approvato il piano nazionale per la famiglia del ministro Andrea Riccardi. Le priorità individuate sono moltissime e senza dubbio suggestive. Peccato che non ci sia un centesimo per finanziarle.
Fra i provvedimenti missing in action, oltre al decreto sviluppo, anche la riforma scolastica del ministro Francesco Profumo, per intenderci quella della «meritocrazia» sbandierata da Mario Monti. Qualcuno dice che il provvedimento sarà esaminato dal governo la prossima settimana.
In serata vertici a catena a Palazzo Chigi con diversi ministri, tra cui Passera e Fornero: si è parlato anche di nomine Rai e authority.
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