È la carta della disperazione, l'ultima da giocare. O, forse, è solo una minaccia per avere un po' di respiro prima di buttarsi a capofitto nell'azione di risanamento dei dissestati conti pubblici. Con lo spettro della bancarotta ancora incombente, e in attesa che dalla troika Ue-Bce-Fmi arrivi quello che potrebbe essere il verdetto finale, la Grecia medita la vendetta finanziaria nei confronti della Germania: chiedere a Berlino un risarcimento per i danni di guerra provocati dai nazisti. Non di pochi spiccioli si tratta: in base ai calcoli effettuati lo scorso anno dall'economista francese Jacques Delpla, la richiesta potrebbe ammontare a qualcosa come 575 miliardi di euro. Una cifra da fondo salva-Stati, lievitata a dismisura da quei 7,1 miliardi riconosciuti ad Atene nella Conferenza di Parigi del 1946 e mai versati dai tedeschi.
La macchina risarcitoria, secondo il Financial Times Deutschland, è già in moto: il governo ellenico ha messo al lavoro una commissione per verificare, attraverso la consultazione degli archivi storici, quali siano i margini di manovra. L'idea sarebbe quella di far pesare alla troika il mancato riconoscimento dei danni di guerra, così da alleggerire il memorandum con cui la Grecia ha accettato misure di austerity da capestro.
Questa potrebbe dunque essere una grana in più per il governo Merkel, che già deve fare i conti con il crescente sentimento anti-europeo di molti tedeschi. Non dovrebbe invece riservare sorprese sgradite la sentenza, attesa stamattina alle 10, con cui la Corte costituzionale tedesca si pronuncerà sulla legittimità del fondo salva-Stati Esm. I pronostici della vigilia sono tutti a favore di una sentenza benigna, pur se condizionata dalla richiesta di un passaggio parlamentare obbligatorio ogniqualvolta il firewall permanente dovrà assumere decisioni importanti. I mercati, infatti, se ne sono infischiati ieri di Moody's, e della sua minaccia di cancellare la tripla A agli Usa se il Congresso non troverà il modo di mettere una pezza all'elevato indebitamento (+0,83% Milano, differenziale Btp-Bund a quota 354).
Se supererà l'ultimo ostacolo posto dagli otto giudici tedeschi in toga rossa, l'Esm dovrà presto farsi carico di scelte da cui dipenderà il futuro dell'euro: al fondo toccherà infatti gestire eventuali nuovi salvataggi di Paesi in difficoltà, intervenire a sostegno di Paesi come Italia e Spagna sotto pressione sui mercati con l'acquisto di titoli di Stato e, una volta avviato il meccanismo di supervisione unica bancaria, potrà ricapitalizzare direttamente le banche dell'Eurozona.
Ecco perché un eventuale verdetto di anti-costituzionalità sarebbe una tragedia: verrebbe infatti vanificato il delicato lavoro di tessitura svolto da Mario Draghi per mettere a punto lo scudo anti-spread, nonostante la ferma opposizione della Bundesbank. Un nein della corte di Karlsruhe equivarrebbe insomma ad azzerare le lancette della lotta alla crisi. Il via libera all'Esm, del resto, conviene anche a Berlino. Davanti al Bundestag, Schaeuble ha ieri spiegato che il mondo e l'Europa saranno alle prese con la crisi del debito anche nei prossimi mesi. Una crisi che, di riflesso, sta indebolendo la stessa Germania, come ha ammesso il ministro delle Finanze.
Decisamente messa peggio è però l'America, che rischia di perdere la tripla A (declassamento peraltro già subìto nell'agosto 2011 da parte di Standard&Poor's) in assenza di un accordo per ridurre il rapporto debito-pil (ora al 73%) dopo le elezioni presidenziali.
Il rating di Moody's potrebbe scendere ad «aa1» qualora gli Usa non riuscissero a evitare il cosiddetto fiscal cliff (l'aumento delle tasse e il taglio della spesa fra la fine del 2012 e l'inizio del 2013) che causerebbe nel Paese più disoccupati e una recessione severa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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