Il vento anti troika davanti a tutti. Le elezioni europee in Grecia parlano una lingua diversa dal tedesco mandato a memoria dal premier Antonis Samaras, con la sinistra radicale di Alexis Tsipras primo partito nel Paese con almeno quattro punti in più rispetto ai conservatori al governo. Troppo forte la delusione popolare per chi ha accettato senza fiatare un memorandum che stringe un cappio al collo dei greci sino al 2055. E così il Syriza si spinge fino al 27%, con Nea Dimokratia al 23. Prosegue l'exploit dei neonazisti di Alba dorata, stabilmente al terzo posto con circa il 10%. Scompaiono i socialisti, dati intorno al 6% con l'esperimento di Elià, una sorta di Ulivo che avrebbe voluto federale ciò che resta del centrosinistra guidato da Evangelos Venizelos, ma che di fatto ha avantaggiato chi, come il giornalista Stavros Teodorakis, in un mese ha messo su il partito del Potami (il fiume) dato al 6%, così come i comunisti del Kke. Ai ballottaggi per le amministrative in grande spolvero i candidati indipendenti, come Ioannis Moralis al comune di Pireo, molto vicino al club calcistico dell'Olympiacos, segno che i greci poco si fidano ormai della politica 2.0 ma preferiscono dare fiducia ad imprenditori e volti nuovi.
Un risultato che, se confermato, sarebbe storico per la Grecia dove mai un partito di sinistra è risultato primo assoluto ad un'elezione. Si fa sempre più rischioso il gabinetto guidato da Samaras in tandem col socialista Venizelos, che già possono contare su di un solo voto in più in Parlamento.twitter@FDepalo
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