Il neoministro Vittorio Grilli concede la sua prima intervista da titolare della poltrona economica dell'esecutivo al Corriere della Sera. E mette in campo la sua ricetta per risolvere il problema del debito.
"La strada praticabile - spiega il ministro - è quella di garantire, con un programma pluriennale, vendite di beni pubblici per 15-20 miliardi l'anno, pari all'1% del Pil". Sottolinea che attualmente l'avanzo primario ammonta al 5%. E facendo due conti, "calcolando una crescita nominale del 3%, cioè tolta l’inflazione all’1%" in cinque anni si potrebbe ridurre il debito pubblico del 20%.
Il ministro loda "la spending review del ministro Giarda", sottolineando come "le cifre di cui si parla in questi giorni" siano in realtà una sottostima di quello che sarà il peso reale dell'operazione. "Si possono ridurre ancora le agevolazioni fiscali e assistenziali, intervenire sui trasferimenti alle imprese, le ipotesi sono tante". E si potrebbero anche ridurre le tasse sul lavoro, se ci saranno "le condizioni". Se dunque la lotta all'evasione fiscale funzionerà. Secondo Grilli proprio dall'evasione arriveranno quest'anno "più dei dieci miliardi previsti".
Sul declassamento dei titoli di stato italiani a opera di Moody's, e più in generale sulle agenzie di rating, il giudizio di Grilli non è tenero: "I mercati non riconoscono ancora la bontà degli sforzi compiuti dal nostro Paese per mettere in ordine i conti". Non vedono che "Il pareggio di bilancio è a portata di mano, le riforme strutturali sono avviate. Nessun altro Paese ha fatto tanto in così poco tempo". La colpa di un giudizio così negativo sul nostro Paese è "della crisi dei subprime". Prima, spiega il ministro dell'Economia "veniva data la tripla A anche a degli autentici pericoli pubblici come gli special purpose vehicle", ma "dopo lo scoppio della bolla le procedure si sono ingessate".
L'aspetto "grave" del sistema del rating, gravato dal fatto che le agenzie "sono aziende private in potenziale conflitto d'interesse con i propri clienti", che "si sono sempre mosse in ritardo, finendo per ampliare gli effetti dei fenomeni anzichè anticiparli" è che "un giudizio privato rientra poi automaticamente nelle procedure, di natura pubblica, di un ente regolatore che difende gli interessi di tutti".
53cm;">Lo scudo antispread? Il ministro è fiducioso, è "necessario a tutta l'Unione". Ciò che conta è "dimostrare a tutti i partner che non vi è alcuna intenzione di monetizzare i disavanzi di bilancio".
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