Guai per Lombardo: "Pronto a lasciare se vado a processo"

Il gip: concorso esterno mafioso per il governatore e il fratello. Fli lo difende, Idv accusa: il Pd lo scarichi

Guai per Lombardo: "Pronto a lasciare  se vado a processo"

Roma - La procura di Catania aveva chiesto l’archiviazione. Ma Il Gip Luigi Barone si è opposto: il fascicolo su Raffaele Lombardo, presidente della regione Sicilia, e suo fratello Angelo, non può essere chiuso. Il giudice ha disposto quindi l’imputazione coatta per concorso esterno all’associazione mafiosa e voto di scambio aggravato. La posizione di Raffaele e Angelo Lombardo era stata stralciata dall’inchiesta Iblis nata da indagini di carabinieri del Ros su presunti rapporti tra mafia, affari e politica. E ora in Sicilia si apre più che mai una questione morale per tutti gli alleati dell’Mpa a Palermo, Pd e Futuro e Libertà prima di tutti. Subito dopo la notizia dell’imputazione coatta, si è svolta una riunione di maggioranza nella sede dell’assemblea siciliana.

Nel Pd non sono pochi, da ieri, a chiedere di «staccare la spina» a Lombardo. «Una pagina politica oggi si e chiusa - ha commentato per esempio il senatore e ex ministro Enzo Bianco - e il Pd non ha alternative né altre opzioni: deve ritirare l’appoggio al governo Lombardo. Deve farlo per la sua storia, prima ancora che per motivi di statuto. La richiesta di imputazione coatta per concorso esterno è un fatto inequivocabile». L’Italia dei Valori e il governatore pugliese Nichi Vendola incalzano: «Lombardo rassegni subito le dimissioni», tuona Di Pietro.

Per ora sembrerebbe prevalere la posizione garantista: «Chiederemo a Lombardo di dimettersi - chiarisce il senatore del Pd Giuseppe Lumia - se dovesse esserci un rinvio a giudizio».
Lombardo si dice tranquillo proprio perché nessuno per ora ha stabilito che deve andare a processo: «I partiti fanno le loro valutazioni su un eventuale rinvio a giudizio, e io non sono stato rinviato a giudizio - sottolinea - Se ci sarà il rinvio a giudizio mi dimetto, non aspetterò nè la Cassazione, nè l’appello, nè il primo grado. Non sottoporrò la Regione al fango di un processo». Lombardo ha quindi dichiarato: «La mia serenità è la stessa di ieri. Non ho chiesto né mai ottenuto favori e voti da mafiosi, né da persone non mafiose. Con questa serenità mi presenterò davanti al gup all’udienza preliminare». Incalzato dalle domande, ha accennato al fatto che potrebbe decidere con gli avvocati la richiesta di rito abbreviato: «Ma non vi dico che farò questa scelta, in conseguenza a come procederanno i fatti».

Da Futuro e Libertà, partito «giustizialista a chiamata», come accusava ieri la Pdl Beatrice Lorenzin, per ora viene rinnovata la fiducia al governatore siciliano: «Sono convinto che Raffaele Lombardo non è mafioso né complice di mafiosi - assicura il finiano Carmelo Briguglio - e dai rapporti politici e umani che ho intrattenuto con lui ne ho tratto la convinzione profonda di persona e presidente della Regione corretto e onesto». Dalla procura «sconfessata» dal gip, intanto, si esprime tranquillità e rispetto per la decisione: «Continueremo a fare il nostro lavoro con la stessa serenità di sempre, seguendo le indicazioni che sono arrivate dal giudice», replica il procuratore capo di Catania, Giovanni Salvi.

Il giudice ha dato dieci giorni di tempo alla procura per formulare la richiesta di rinvio a giudizio per l’imputazione di concorso

esterno in associazione mafiosa. Contemporaneamente martedì prossimo proseguirà il processo per reato elettorale ai due fratelli Lombardo. I due procedimenti dovrebbero continuare separati, con due capi di imputazione diversi.

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