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La Guzzanti non perde il vizio

L'attrice: "Il governo è mostruoso e le sue ministre sono donne immagine". E accusa: "Colpa del berlusconismo"

La Guzzanti non perde il vizio

Sabina Guzzanti, il viziaccio femminista, proprio non lo perde. Un'odio livido e invidioso trabocca ogni qual volta tra i banchi del governo siede una ministra bella che non fa niente per censurare la propria femminilità. Che le lady siano berlusconiane o renziane poco importa. Se non castigano la femminilità, se non nascondono le curve, se usano la propria avvenenza come un plus rispetto alla bravura, ecco che la comica le scarica addosso palate di insulti. È la versione peggiore delle lotte sessantottine, è l'assioma sinistrorso per cui dietro a un viso d'angelo non può albergare anche l'intelligenza, è il femminismo spinto che nelle ultime settimane si è riversato contro il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. Anche a lei deve aver pensato la Guzzanti quando, intervistata da Maria Latella sul tema donne e media, ha duramente attaccato la squadra di Matteo Renzi: "Il nuovo governo è mostruoso e le nuove ministre sono donne immagine".

Ha voluto un governo per metà in rosa, eppure su Renzi piovono le critiche delle femministe più agguerrite. Un fronte che si è aperto all'indomani del giuramento, con l'intellighenzia rossa a mugugnare sul tailleur strizzato e sui tacchi vertiginosi della Boschi, e che ora trova il suo apogeo negli attacchi della Guzzanti. "Sono giovani, come possono avere le competenze necessarie per essere ministri? Si scelgono giovani inesperte che poi fanno leggi a favore degli imprenditori senza neanche accorgersene. Marianna Madia è un esempio di donna al potere per raccomandazione", ha tuonato da Madonna di Campiglio, alla seconda e penultima giornata di incontri dal titolo Il potere delle donne. Dietro alle scelte di Renzi, però, la Guzzanti vede ancora una volta lo zampino del berlusconismo a cui rinfaccia di aver trasformato la questione femminile in "pornografia". "I media in Italia offrono un’immagine debole della donna - ha spiegato - c'è bisogno di cambiare la cultura, riconoscendo alla donna autorevolezza e non facendo della donna solo una questione di ordine pubblico".

La Guzzanti non è certo nuova a certe sparate. Nel 2008, in occasione del "No Cav Day" organizzato in piazza Navona, aveva addirittura intonato una canzone contro l'allora ministro Mara Carfagna: "Osteria delle ministre, le ministre son maestre e se a letto son portento figuriamoci in parlamento, dammela a me Carfagna, pari opportunità". Per quelle oscenità, che né la sinistra né le femministe ebbero mai a stigmatizzare, sarà condannata dal tribunale di Roma a versare alla Carfagna 40mila euro di danni morali. Con toni meno beceri l'attrice è tornata alla carica incarnando un'opinione tacitamente condivisa dalla sinistra radicale che a Renzi rinfaccia una gestione "berlusconiana" del Pd. Senza saperlo la Boschi ha già risposto - indirettamente - qualche giorno fa: "Non credo bisogna mortificare la propria femminilità per essere più credibili e per sembrare più serie. Vorrei essere giudicata per le riforme, non per le forme".

Un appello diretto più agli italiani che alle Guzzanti di turno.

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