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I No Tav sempre più soli Persino la Camusso li scarica

Dopo la tardiva presa di posizione della Camusso a favore della Torino-Lione, lo scontro tra il Pd e la Fiom e le incoerenze di Di Pietro e del partito di Vendola, a fianco dei No Tav sembra rimasto soltanto il barricadero Maurizio Landini 

I No Tav sempre più soli Persino la Camusso li scarica

Il popolo dei No Tav è sempre più solo. Al suo fianco è rimasto soltanto il sindacato più barricadero del panorama confederale: la Fiom di Maurizio Landini. Altri sostenitori del movimento che si oppone alla linea ad alta velocità Torino-Lione ci sono, ma non sembrano fornire un appoggio incondizionato e coerente. Chi ha preso una posizione (alquanto tardiva e non priva di contraddizioni) è stato sicuramente un altro leader sindacale: la paladina delle manifestazioni di piazza, degli scioperi generali e dell'ostracismo, cioè Susanna Camusso.

Che in un'intervista al Corriere della Sera, ha spiegato: "Nessuna forma d'iniziativa legittima può prevaricare la vita degli altri e sconfinare nella violenza. Penso che la Cgil debba avere un giudizio netto. Del resto la nostra posizione favorevole alla Tav l'abbiamo espressa al congresso: il Paese ha un disperato bisogno di investimenti. Dopodiché sarebbe meglio avere regole su come si decide. E comunque va ricostruito il dialogo: è impensabile fare i lavori per anni con la valle contro".

Insomma, una posizione diametralmente opposta a quella di Landini che lo scorso 9 marzo ha ospitato sul palco della manifestazione sull'articolo 18 anche le istanze dei No Tav. Cosa che ha spaccato i vertici del Pd che, dopo un giro di valzer, hanno disertato l'evento.

A far da sponda al movimento No Tav ci sarebbero anche Sel e Idv. Ma il loro appoggio è macchiato da diatribe interne al partito e da incoerenze di fondo. Il primo caso riguarda Nichi Vendola. Infatti nove esponenti della minoranza di Sinistra Ecologia e Libertà in provincia di Torino hanno inviato al governatore della Puglia una missiva per chiedergli di non accodarsi ai No Tav e per esprimere il loro dissenso in merito alla richiesta di moratoria dei lavori a Chiomonte. Insomma, chiedono a Nichi che Sel abbia una posizione autonoma e, invece di sostenere a spada tratta le ragioni dei No Tav, si erga a mediatore tra gli ultras della Tav e gli oppositori.

Il secondo caso riguarda invece Antonio Di Pietro. Perché il presidente dell'Italia dei Valori, oggi "strenuo" oppositore della Tav (anche se alterna dichiarazioni discordanti come questa: "Rinunciare alla Tav sarebbe un grande errore, ma bisogna trovare un punto d’incontro") nel 2006 era a favore. Il periodo è quello in cui Tonino era ministro delle Infrastrutture e diceva: "È urgente dar seguito a quello che è un impegno europeo, sono preoccupato per il dissenso fine a se stesso, di chi dice di no solo per una sua ragione di vita esistenziale".

Di Pietro un anno dopo rincarò la dose: "Siccome parliamo di un'opera in cofinanziamento europeo e in corresponsabilità con altri stati, i tempi non possono essere dettati solo da esigenze locali o dalla politica nazionale". E come se non bastasse, due anni fa, l'Idv votò a favore degli emendamenti che impegnavano il governo ad accelerare sull'alta velocità. 

Dunque, le diserzioni della Camusso e della maggioranza del Pd da un lato, le incoerenze e l'instabilità di Di Pietro e Vendola dall'altro.

Ma chi è rimasto a sostenere veramente i No Tav? Landini, Grillo e i soliti violenti dei centri sociali che vogliono sempre bloccare il Paese.

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