I pm di Palermo a Napolitano: "La totale immunità vale solo per il re"

La Procura di Palermo ritiene inammissibile il ricorso presentato alla Consulta dal Quirinale sulla vicenda delle intercettazioni che interessano Napolitano

I pm di Palermo a Napolitano: "La totale immunità vale solo per il re"

La totale immunità di fronte alla legge vale solo per le monarchie. Ne sono convinti i pm di Palermo, che ritengono inammissibile il ricorso presentato alla Consulta dal Quirinale sulla vicenda delle intercettazioni che interessano il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in merito all'inchiesta sulla presunta trattativa Stato-mafia.

Inammissibile, si legge nella memoria depositata dal collegio difensivo alla Corte costituzionale, perché "non si riesce a comprendere come si possa richiedere al pm di distruggere la documentazione delle registrazioni delle intercettazioni, quando il pm non ha un siffatto potere". Inoltre il ricorso sarebbe infondato dal punto di vista della difesa delle prerogative presidenziali.

Se il Capo dello Stato avesse "un’immunità assoluta" e "gli si riconoscesse una totale irresponsabilità giuridica anche per i reati extrafunzionali", questo coinciderebbe con la "qualifica di inviolabilè che caratterizza il Sovrano nelle monarchie".

La Procura è convinta che se la Corte costituzionale accoglierà il ricorso del Quirinale ci saranno gravi conseguenze. Ad esempio "si renderebbe illecito anche l'ascolto occasionale nel contesto di un'intercettazione debitamente autorizzata; si impedirebbe al magistrato penale di prendere cognizione del contenuto della comunicazione sia pure al fine di apprezzare la sussistenza di un illecito a carico di altro soggetto; si determinerebbe un effetto preclusivo ed estintivo a favore dell'altro/i soggetto/i partecipanti al
colloquio, non protetti da alcuna irresponsabilità e quindi soggetti alla giurisdizione penale per il contenuto delle comunicazioni effettuate; si imporrebbe al magistrato la immediata distruzione delle intercettazioni contenenti l'ascolto occasionale solo in apparente applicazione dell'art. 271 c.p.p".

"Ma non basta", denunciano i pm di Palermo. C'è anche il rischio che "una volta accolto il ricorso del Presidente della Repubblica, i magistrati sarebbero indotti, nel dubbio, ad astenersi dal disporre intercettazioni a carico di tutti coloro che, ancorché sottoposti ad indagine penale, potrebbero avere titolo, in ragione di attuali o pregressi rapporti o funzioni precedenti svolte, a comunicare direttamente con il Presidente della Repubblica".

Infine i pm si chiedono "se una garanzia dell'immunità presidenziale, così irrazionalmente dilatata al di là dei limiti segnati per le intercettazioni legittime dalle sentenze nn.

390 del 2007, 113 e 114 del 2010, non finisca per costituire una violazione dell'obbligatorietà dell'azione penale (art. 112 Cost.), e ciò per motivi privi di fondamento in Costituzione ed anzi contrari alla giurisprudenza di codesta Corte, e tutt'affatto irrazionali".

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