Con i tagli del governo toccherà alle vittime pagare i danni delle case

Risarcimenti addio: già in vigore il decreto sulla polizza privata. Zone colpite a rischio beffa, ma è prevista una "fase transitoria"

Con i tagli del governo  toccherà alle vittime  pagare i danni delle case

Roma - Da quattro giorni è tutto pubblicato in Gazzetta ufficiale: le ristrutturazione dei fabbricati colpiti da calamità naturali non saranno più a carico dello Stato. Sarà il privato a dover pagare i danni, stipulando polizze assicurative che comprendano anche il risarcimento delle disgrazie, come prevede il nuovo decreto legge di riforma della Protezione Civile, in vigore dal 17 maggio. Lo Stato non ha più il dovere di aiutare i suoi cittadini se la natura si abbatte su un territorio.

Gli abitanti delle provincie di Modena, Reggio Emilia, Ferrara, e delle zone più colpite dal terremoto di ieri potrebbero essere gli ultimi cittadini danneggiati a non rischiare questa beffa. Il decreto prevede infatti «un regime transitorio anche a fini sperimentali» e la necessità di emanare un regolamento entro 90 giorni dalla pubblicazione del testo, con agevolazioni fiscali per chi si assicura contro le calamità. Ma il sisma che ha spaventato tutta l’Italia del Nord riapre la polemica, proprio perché è arrivato in coincidenza con la nuova norma che penalizza le vittime di eventi non calcolabili. E l’accenno alla sperimentazione per le polizze non salva invece le zone colpite da una possibile tassa sulle disgrazie da applicare alla benzina, prevista dallo stesso decreto. «Se lo Stato non è più in grado di aiutare chi perde la casa in un terremoto - attacca l’Italia dei Valori con Stefano Pedica - Monti farebbe bene a non parlare più di equità. Chiedere oggi a un povero cittadino di stipulare una polizza per le catastrofi naturali è a dir poco vergognoso».

La Coldiretti calcola che 400mila forme di grana sono andate distrutte dopo la grande scossa di sabato notte, e i danni, solo nell’agricoltura, supererebbero già i 50 milioni. E qui si apre una nuova questione: come pagare i danni in generale, non solo agli edifici dei privati. L’Emilia potrebbe rischiare, questo sì, un aumento della benzina.
È infatti questa la seconda novità (già utilizzata in passato) del decreto numero 59 del 15 maggio appena pubblicato, che già aveva scatenato polemiche nelle scorse settimane. La norma prevede che per le calamità si debba attingere al fondo di Protezione Civile, e che, se il denaro non dovesse bastare, si prelevino soldi dal fondo calamità impreviste. Proprio per ripianare le risorse prelevate, sia lo Stato che le Regioni hanno la facoltà di aumentare le accise sulla benzina per un massimo di 5 cent per litro.
L’ipotesi non è improbabile, se si calcola che nel 2012 lo Stato ha destinato al fondo di Protezione Civile poco più di 100mila euro (115.403.419) e che è stato necessario ricorrere al fondo calamità impreviste in almeno tre occasioni. Al dipartimento guidato da Franco Gabrielli sono stati assegnati complessivamente per l’anno in corso 1 miliardo e 670milioni di euro, ma la maggior parte di questi fondi sono destinati al «pagamento delle rate dei mutui» per le calamità passate.

Lo scorso anno le risorse della protezione Civile non sono bastate, e il fondo spese impreviste è stato ampiamente utilizzato. Anche per altre emergenze, soprattutto per l’immigrazione clandestina. Il fondo si è infatti prosciugato di 495 milioni di euro. Per l’alluvione in Liguria lo Stato ha prelevato 65 milioni.

È immaginabile quindi che anche quest’anno i soldi della Protezione Civile non bastino, si metta mano al fondo speciale per le calamità, e si debba quindi necessariamente tassare la benzina, così come prevede il nuovo decreto del governo Monti. In un modo o nell’altro, saranno quindi i cittadini a dover sempre pagare per i danni provocati dalla natura.

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