I terroristi amici dei no Tav: "Chi ci ostacola deve morire"

Lettera contro l'alta velocità firmata "Nuclei operativi armati". Nel mirino finisce "chi reprime". E si fanno i nomi di 4 bersagli

I terroristi amici dei no Tav: "Chi ci ostacola deve morire"

TorinoTre pagine, vergate al computer, inviate contemporaneamente alle redazioni locali dell'Ansa di Torino, Bologna e Roma. Tre pagine che sanciscono la nascita dei Nuclei Operativi Armati (Noa), il cui obiettivo è trasformare la protesta No Tav in Val di Susa in «lotta armata», arruolando giovani a cui dare «una vera prospettiva rivoluzionaria». Il documento, spedito con posta ordinaria, rappresenta il manifesto di questo nuovo gruppo che sarebbe nato tra le fila del movimento No Tav, per poi avviarsi sulla strada dell'eversione.
Tre fogli, due dedicati alla «risoluzione politica» e uno alla «risoluzione strategica» con l'ordine di eseguire «immediatamente» gli omicidi, su cui ora indagano la Digos e la procura del capoluogo piemontese. Quattro gli obiettivi che il «tribunale rivoluzionario ha condannato a morte». Due bersagli sono dirigenti che lavorano al cantiere Tav di Chiomonte, il terzo è il senatore Stefano Esposito già oggetto di minacce, il quarto è il capo della Digos di Torino, Giuseppe Petronzi. La dichiarazione d'intenti è giunta a due giorni dalla manifestazione No Tav in programma in Val di Susa contro le accuse di terrorismo che hanno portato in carcere Claudio Alberto, Mattia Zanotti, Chiara Zenobi e Niccolò Blasi. E sono proprio queste accuse il tema centrale della missiva scritta in un linguaggio che evoca lo stile delle vecchie Br e quello anarchico.
Un mix che si riscontra anche nei temi trattati come la rivolta proletaria e la lotta contro il sistema carcerario a cui sono sottoposti i quattro No Tav. «Il trattamento a loro riservato - si legge - è il segnale che il tempo della lotta pacifica, fatta di scritte e manifestazioni, è superato». Colpevoli sono i magistrati: «Bisogna colpire i responsabili di questa repressione con la stessa durezza con cui vengono colpiti in nostri compagni». «I nuclei armati operativi - è scritto - sono pronti all'azione diretta nei confronti dei mandati e degli esecutori della strategia repressiva che sta togliendo libertà e prospettiva al movimento No Tav. Le accuse, ridicole, di terrorismo richiedono una risposta forte che dimostri, rapidamente, che non siamo inermi. Ora è il momento di praticare la lotta armata di liberazione, i terroristi sono loro, noi siamo i partigiani della libertà». Lotta che deve partire da Torino, che secondo gli estensori della lettera «è il luogo da cui partiremo per svegliare le coscienze proletarie e rivoluzionarie».
Nella lettera viene attaccato il movimento No Tav che avrebbe cercato di «isolarli» e anche i Cinque Stelle: «Stiamo osservando lo spettacolo comico e finto movimentista dei parlamentari del M5S – si legge -. Non si collabora con chi ha tradito i valori rivoluzionari della resistenza».
Dura la reazione del Movimento No Tav che evoca i servizi deviati e respinge al mittente la lettere: «La nostra è solo disobbedienza civile. Noi non colpiamo le persone».

E prendono le distanze anche i familiari dei quattro attivisti No Tav in carcere: «Respingiamo con forza qualunque tentativo, per quanto chiaramente goffo, di strumentalizzare la condizione dei nostri cari o di riaprire la triste stagione della strategia della tensione».

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