Andando dritti al dunque, il timore magari poco esplicitato persino nelle conversazioni private è solo e banalmente uno: che Matteo Renzi stia facendo il doppio gioco e pur avendo assicurato al Cavaliere il via libera alle riforme in tempi brevi (a partire dalla nuova legge elettorale) abbia in verità in mente di stopparle, così da garantire al governo appena nato una durata che sia la più lunga possibile.
È questo il dubbio con cui è alle prese un Silvio Berlusconi che non ha particolarmente gradito la conclusione del braccio di ferro tra Renzi e Angelino Alfano. Non tanto perché il ministro dell'Interno ne è uscito vincitore sotto tutti i punti di vista, quanto perché i rumors raccontano che tra i punti chiave del «cessate il fuoco» firmato dal sindaco di Firenze ci sia anche la garanzia di rimandare al giorno del poi e al mese del mai la nuova legge elettorale. Alfano (che tutto vuole fuorché tornare alle urne dove il flop è per il momento assicurato) avrebbe dunque portato a casa la garanzia che Renzi farà di tutto per arrivare fino alla fine della legislatura, rimandando quindi il voto al 2018.
Non certo un dettaglio per un Berlusconi che ha promesso a Renzi un'opposizione «ragionevole» solo se dall'altra parte ci sarà un governo «altrettanto ragionevole». Questo confida l'ex premier nelle sue telefonate, convinto che un'intesa di massima possa reggere solo se davvero Renzi si spenderà per chiudere la partita delle riforme: legge elettorale prima e abolizione del Senato poi. Non solo perché Berlusconi è convinto che arrivati al terzo governo «imposto dal Quirinale in barba a democratiche elezioni» sarebbe giusto preparare la strada alle urne, ma anche perché il leader di Forza Italia è deciso a fare il possibile per riscrivere la Costituzione e dare così un valore aggiunto anche alla sua ventennale presenza in politica. L'abolizione del Senato e del bicameralismo perfetto, per esempio, sarebbe un successo di non poco conto.
Berlusconi, dunque, è deciso a mettere alla prova le buone intenzioni del premier al più presto. Non è un caso che, intervistato da SkyTg24, il capogruppo alla Camera Renato Brunetta dica in chiaro che «a marzo sapremo se Renzi manterrà la sua parola», non solo con il Cavaliere ma «anche con gli italiani». Secondo Brunetta, insomma, fra un mese sarà chiaro se sulle riforme Renzi «avrà deciso di buttare la palla in tribuna». Che poi è sostanzialmente il ragionamento di un Berlusconi sempre più prudente. «Qualche settimana è stato il ragionamento fatto con alcuni collaboratori e capiremo se ci sta prendendo in giro».
Nel caso, ovviamente, Forza Italia è pronta ad andare al contrattacco. Anche perché l'esecutivo di Renzi avrà più di una criticità. A partire dalla maggioranza al Senato che sarà comunque risicatissima, al punto che il timore del segretario del Pd è che possa andare persino sotto ai voti presi nel giorno dell'insediamento da Enrico Letta. Non è un caso che Brunetta insista molto su questo punto, parlando di «governo debolissimo» e con una «fiducia risicatissima». «Secondo noi durerà al massimo un anno», aggiunge l'ex ministro. Che poi attacca su quello che è uno dei punti sensibili. «Alfano dice Brunetta è un pezzo di destra di Berlusconi che si è piazzata dall'altra parte ed è il simbolo della debolezza di Renzi».
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