Eravamo tre amici al bar. E adesso? Adesso eccoli, Enrico Costa, Guido Crosetto e Gilberto Pichetto Fratin. Eccoli con lo stesso programma, le stesse idee (liberali doc), le stesse aspirazioni, costretti dalle surreali ragioni della politica surreale a farsi la guerra l'un contro l'altro armati. È La storia, decisamente un po' imbarazzante, di un centrodestra dalle laceranti contraddizioni che, nella corsa alla presidenza della Regione Piemonte, ha trovato la sua, come dire, sublimazione.
Così è, anche se non vi pare, visto che alle elezioni regionali del 25 maggio Enrico Costa correrà, per il Nuovo centrodestra e Udc, Guido Crosetto vestirà la maglia di Fratelli d'Italia, mentre Pichetto, sarà il candidato di Forza Italia, sostenuto anche dalla Lega Nord. Curioso, no? Basti pensare che se non fossero stati costretti dagli accadimenti e anche dagli afflati velenosi di un partito, o meglio, di un'area moderata che forse avrebbe dovuto lavorare per comporsi e non per scomporsi qualche traguardo più edificante si sarebbe potuto raggiungere sicuramente.
Detto questo, cronaca impone di aggiungere, che l'imprimatur ufficiale per Gilberto Pichetto è arrivato direttamente da Silvio Berlusconi che ha scelto l'avvio della campagna elettorale per le Europee per annunciare l'accordo politico con la Lega Nord. Una scelta di campo che Pichetto si è premurato di commentare che sarebbe stato «il primo passo per arrivare ad una grande coalizione di centrodestra». Mentre per quanto riguarda Enrico Costa, attuale vice ministro nel governo Renzi, che i sentimenti liberali li ha respirati fin da bambino nella casa del padre Raffaele, occorre dire che non ha mai nascosto la sua riluttanza verso questa nuova avventura, praticamente impostagli. «Non ambivo ad essere il candidato del Nuovo centrodestra in Piemonte - ha dichiarato recentemente - però la mia candidatura è stata considerata un punto di equilibrio e alla fine le sollecitazioni erano così tante che non mi sono sentito di rifiutare. Ci sono responsabilità alle quali non ci si può sottrarre. La mia, ovvio, è una candidatura politica, che spero sia rappresentativa e unificante dei partiti e delle persone che hanno aderito a questa grande scommessa. Avrei preferito una soluzione diversa. Purtroppo ci sono stati irrigidimenti ed egoismi di alcuni, che non hanno consentito una proposta comune». In buona sostanza una sorta di campagna elettorale «di servizio», la sua.
Sempre più curioso, no? E pensare che tutto ma proprio tutto, persino le incomprensioni si sarebbero potuto risolvere davanti ad un caffè secondo la più consolidata tradizione sabauda. Come il caffè che hanno preso assieme, a Torino, Gilberto Pichetto e Guido Crosetto nella speranza di giungere per tempo (ma adesso siamo fuori tempo massimo) ad un chiarimento. E come i caffè, se non addirittura gli aperitivi che, chissà quante volte hanno preso assieme in casa tra Marene e Mondovì Guido Crosetto ed Enrico Costa. O magari nello storico Caffè Bruno, di via Roma a Cuneo frequentato dagli artisti del vicino Teatro Toselli e dall'intelligenza culturale, politica e sociale della città. O magari nell'altrettanto storica pasticceria bar Arione, di Piazza Galimberti dove nacquero i celebri «cuneesi al rhum» e dove nel 1963, Monicelli girò alcune scene di I compagni.
Vabbè quella raccontata dal popolare regista è una storia socialista con tinte nazional-popolari ma in fondo è come se i nuovi attori di una politica, che delude un po' tutti, recitassero per questa nuova occasione un copione che farebbero volentieri a meno di recitare e, soprattutto, che gli elettori del centrodestra non meritano di sorbirsi, quando si trasforma in un film stucchevole.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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