nostro inviato a Rimini
Diplomazia da Grand Hotel per Italo Bocchino e Pier Ferdinando Casini. Un lettore del Giornale che si trovava a Panarea ha paparazzato il capogruppo di Fli alla Camera e il leader dellUdc impegnati in una conversazione che si è svolta verso lora dellaperitivo. Casini era tornato in albergo con la moglie Azzurra e si è sistemato in terrazzo, al riparo da sguardi indiscreti. O almeno così credeva. Lì, ha trovato Bocchino che è da qualche giorno in una casa in affitto nella contrada Drautto. Vacanza nota, anche perché è stato fotografato da Chi sulla barca Skagerrak del senatore Pd Raffaele Ranucci.
Dopo un primo tentativo («Pier Ferdinando, ti devo parlare un quarto dora». E Casini: «No, dai, tra un po») i due si sono appartati per unoretta. Al quadro manca laudio, ma è facile capire il tema e anche lo svolgimento. LUdc nella posizione che preferisce, al centro della scena e corteggiata da tutti. È di ieri la proposta di Bocchino di rifare la maggioranza, allargandola a Pd e ai centristi. Più di una reale ricetta per andare avanti, il filo di Bocchino ha come obiettivo quello di tenere saldo il terzo polo sugli obiettivi dei falchi: un altro esecutivo dove Silvio Berlusconi sia in qualche modo commissariato, se non assente. Per allettare i centristi, Fli sta usando la comune avversione dei due gruppi per il federalismo, caro alla Lega. Strategia che non piace a tutti, se è vero che ieri Adolfo Urso ha auspicato una ricucitura, basata su uno scambio tra la rinuncia del Pdl alla riunione dei probiviri su Gianfranco Fini, a fronte della rinuncia alla fondazione di un partito. Uno slancio che non ha raccolto molti consensi, tanto che anche ieri Altero Matteoli, che è stato della stessa corrente di Urso, al Meeting di Rimini ha detto che bisogna «provare a trovare uno spazio allUdc» perché per loro sarebbe «un ritorno a casa».
La diplomazia Pdl-Udc si alimenta di altri temi. Cè la partita del quoziente familiare, cioè un calcolo delle imposte che favorisce i nuclei familiari più numerosi. Se lUdc accettasse il compromesso - questo il ragionamento di alcuni centristi propensi allaccordo - metterebbe il suo simbolo sulla riforma fiscale più attesa. E sul federalismo non è detto che il partito di Casini non possa cambiare idea, magari grazie ai buoni uffici di Cl. Larena privilegiata per questa partita, in questi giorni è il Meeting di Rimini. Lunedì il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha lanciato il tema della biopolitica sottolineando unaffinità che con altri - in primo luogo Fini - non ci può essere. Cl non è lUdc, ma è difficile che un partito cattolico rimanga insensibile ai richiami dellassociazione fondata da Don Giussani. Lappello di Sacconi è stato subito recepito da Carlo Casini, storico leader del Movimento per la vita e capogruppo Udc al Parlamento europeo. «Ci sono valori che non sono negoziabili» e su questi «si dovrebbe trovare un consenso e, quindi, una maggioranza di governo».
Ma il corteggiamento dellUdc passa anche per altre strade. È noto il ruolo di mediatore di Fabrizio Cicchitto. E ieri il capogruppo Pdl alla Camera, ha usato una formula che assomiglia molto allappoggio esterno da parte dei centristi. «Il Pdl manterrà rapporti con lUdc, che rimarrà allopposizione, ma che ha una linea ben diversa da quella oltranzista dellIdv e del Pd». Lunedì, sempre al Meeting, Rutelli, altro interlocutore della maggioranza, ha spiegato che non ha intenzione di entrare nella maggioranza, ma che quando si tratterà di realizzare i cinque punti del Pdl, lApi non si tirerà indietro. Anche Gianni Alemanno, sindaco di Roma, sta cercando di mediare con i centristi e ieri ha dato al 50% le possibilità di riuscita. La strada per l'intesa resta strettissima, tanto che è restata in campo laltra strategia: convincere, uno a uno, deputati centristi o del gruppo misto a sostenere il governo.
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