Ingroia in tribunale

L'ex procuratore aggiunto di Palermo ha insultato il partito in un articolo sul Fatto e nel suo libro "Io so"

Ingroia in tribunale

Forza Italia nata da un patto con la mafia? Approda in tribunale la causa promossa dai lettori del Giornale contro l'ex magistrato Antonio Ingroia sulla nascita del movimento politico. Causa 2134, iscritta presso il Tribunale di Roma con udienza prevista ai primi di gennaio. L'avvocato reggiano Liborio Cataliotti ha dovuto faticare non poco per iscrivere a ruolo la causa: «Dal Guatemala a Palermo passando per la Val d'Aosta – racconta l'avvocato al Giornale – Ingroia in questo anno è stato dappertutto. Non è stato facile perché la giurisprudenza ha delle disposizioni precise per le cause contro i magistrati». Ma adesso, dopo la fallimentare esperienza politica e il flop elettorale, Ingroia non è più magistrato. «Così abbiamo potuto iscrivere la causa a Roma che è il luogo dove l'accusa di Ingroia ha avuto la maggior enfasi e dunque il maggior danno».

Qual è l'oggetto del contendere? Il 29 novembre 2012 in un articolo sul Fatto quotidiano l'allora pm presentava, in un articolo, un capitolo del suo libro «Io so» una tesi choc, ma ampiamente smentita dalle indagini: «Forza Italia è nata da interessi di Cosa nostra con dell'Utri». Un'accusa infamante, che fece sobbalzare in pochi giorni migliaia di simpatizzanti azzurri, di ex dirigenti, di parlamentari eletti nelle fila del movimento politico che rivoluzionò la politica nel '94 con la discesa in campo di Silvio Berlusconi. Ma c'è di più: Ingroia aveva anche sostenuto che tutta la produzione legislativa successiva di Forza Italia nasceva con questo scopo. «Preconcetti assurdi e infamanti nei confronti degli oltre 8.500 simpatizzanti che hanno spontaneamente protestato e aderito ala causa civile diventando de facto i primi supporter della nuova Forza Italia di imminente rinascita», insiste Cataliotti che spiega come Ingroia abbia ammesso egli stesso come quella tesi non fosse sostenuta da nulla. «Sconfessata da indagini e inchieste: la magistratura non ha mai trovato nulla di nulla a favore di questa accusa, Ingroia ne era consapevole in quell'articolo, ma era fermo nel ribadire che si trattava comunque di una verità storica anche se sconfessata dalle indagini».

Ingroia dovrà così comparire davanti al giudice e produrre le prove di quelle affermazioni mentre il giudice fisserà i termini per le richieste istruttorie delle parti. Nel procedimento resterà sub judice soltanto il primo aspetto, cioè l'accusa della nascita favorita da un patto con Cosa nostra perché il procedimento a carico di dell'Utri dalla Cassazione alla Corte d'Appello è ancora in atto.

La seconda accusa, quella della produzione legislativa influenzata dai pizzini di picciotti e boss invece andrà avanti più spedita. In caso di condanna Cataliotti ha detto di aver lasciato una richiesta indeterminata di risarcimento: «Che comunque andrà devoluta in beneficenza».

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