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Intercettazioni record: spiare gli italiani costa più di 284 milioni

Lo studio Eurispes: nel 2010 la spesa è salita di 20 milioni. Il picco dei "bersagli" spetta a Napoli, poi Milano e Roma

Intercettazioni record: spiare gli italiani costa più di 284 milioni

Altro che calo, più o meno sbandierato ogni volta che sul più che caldissimo tema delle intercettazioni esplode la polemica. Al­tro che minor spesa, con un incremento di quasi 20 milioni di euro tra il 2008 e il 2010. Il Grande orecchio, in Italia, non conosce cri­si. E i 25 milioni di euro di tagli previsti dalla spending review , non sposteranno poi mol­to, su un totale di spesa che nel 2010 era di 284 milioni e mezzo, (284.449.782), più 6,8% rispetto al 2008 quando era«solo»266 milio­ni 165.056 euro. Benvenuti nel Paese a privacy zero. Ogni an­no, sono ben 181 milioni, sì, avete letto be­ne, milioni, le intercettazioni che vengono effettuate,più 22,6%rispetto al 2006.Lo rive­la uno studio Eurispes, elaborato su dati del­la direzione generale di statistica del mini­stero di Giustizia. Centoottantuno milioni (il dato si ricava dal numero di utenze spiate, 139.051, moltiplicato per una media di 26 «eventi telefonici» al giorno per una media di 50 giorni) di conversazioni spiate, di sms carpiti, di contatti anche innocenti che fini­scono nel mare magnum delle inchieste e spesso nel tritacarne mediatico. Che poi, se sei il capo dello Stato e vieni ascoltato men­tre parli con un intercettato- vedi quello che è accaduto, con i pm di Palermo, a Giorgio Napolitano con l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino- e allora ti appelli alla Con­sulta, qualcuno pensa anche di farti un lodo a d hoc (il ministro di Giustizia, Paola Severi­no però smentisce) e, insomma, scoppia un putiferio. Ma se sei un privato cittadino che fai? Chi ti difende? Sì, dovrebbe farlo la nuo­va norma che tra veti incrociati non arriva mai, norma che dovrebbe contenere tutele più stringenti per «i terzi» intercettati. Ma aspettando la legge, campa cavallo. E così, non ovunque ma in alcuni uffici giudiziari sì, la pesca a strascico delle conversazioni è il principale strumento investigativo. Ascol­ta, qui e là, che qualche reato spunterà. Un esempio? Napoli, che con 21.427 bersagli conquista la medaglia- siamo o no in clima olimpico? - di Procura che intercetta di più in Italia. Seguono a distanza (15.467) Mila­no, Roma (11.396), Reggio Calabria (9.358). Solo quinta un’altra procura caldissima,Pa­lermo, con 8.979 bersagli. Palermo, però, nel 2010 ha speso il 33,7% in meno, Potenza (da dove nel 2009 si è trasferito per andare a Napoli il pm Henry John Woodcock) addirit­tura il 49% in meno.

La menzione speciale di Procura virtuosa va a Torino, che ha ridotto del 4,3%i bersagli tra il 2008 e il 2010 riducen­do pure la durata dell’ascolto. Il mezzo di co­municazione più spiato è il telefono (125.150, il 90% del totale), seguono le inter­cettazioni ambientali (8,4%) e quelle infor­matiche, appena l’1,6%.

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