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"Io, vedova di Equitalia ignorata da Napolitano"

Parla la moglie dell'artigiano morto a Bologna nel 2012 dopo essersi dato fuoco per protesta contro il fisco: "Avevo scritto al presidente, non mi ha neppure risposto"

"Io, vedova di Equitalia ignorata da Napolitano"

Giorgio Napolitano ha salutato il 2013 con un discorso di diciotto minuti nel quale hanno trovato spazio anche «i pensieri e le lettere» inviati dai cittadini al Quirinale. Eppure, nella conta dei drammi provocati dalla crisi qualcosa, o meglio, qualcuno, mancava. A metterlo per iscritto è stata Tiziana Marrone, la «vedova bianca» che con il suo dramma, due anni fa, ha portato alla ribalta il lato più oscuro della recessione: i suicidi degli imprenditori. «Io non l'ho neanche ascoltato quel discorso - ha voluto precisare - Me lo hanno riferito che non c'era il mio nome o qualcuno che ricordasse una storia come la mia». Il capo dello Stato in tv ha citato solenne le vite di Marco, di Vincenzo, di Daniela, degli esodati, degli imprenditori in difficoltà, dei disoccupati; ma «l'astuzia mediatica» che ha cercato di avvicinare il presidente della Repubblica ai simboli di questa Italia che precipita sempre più in basso, a Tiziana non è piaciuta, non è bastata. Lei è la vedova di Giuseppe Campaniello, l'artigiano morto nell'aprile del 2012 dopo essersi dato fuoco davanti alla sede della Commissione tributaria di Bologna. Anche lei aveva scritto a Giorgio Napolitano; nove mesi fa, così, a poche ore da quella apparizione televisiva lo ha ribadito anche su Facebook: «Ho saputo che Napolitano ha ricevuto tante lettere... Chissà se ha ricevuto anche la mia». Poi, al Giornale confessa che, quella lettera, lei l'aveva scritta col cuore per chiedere che i suicidi per la crisi non fossero dimenticati e che chi rimane non venisse abbandonato: vedove, madri, figli, minori disperati e lasciati soli. «Ho il sospetto - ha continuato su Facebook - che abbia ignorato la mia lettera perché trattasi di una vedova di un uomo che si è suicidato grazie al sistema». Il sospetto naturalmente è una certezza che fa esplodere la rabbia di Tiziana che spegne la sua determinazione solo quando parla di Giuseppe, suo marito. È solo a quel punto che la sua voce si spezza per il dolore.

«Mio marito non era pazzo» andava ripetendo all'indomani dalla tragedia. Quanto accaduto non doveva essere derubricato come il gesto di un folle, ma come una protesta portata alle più drammatiche conseguenze. Giuseppe Campaniello era afflitto dal fisco, da Equitalia, dal buio della solitudine di fronte a uno Stato che annichilisce. Lui si è dato fuoco chiedendo di risparmiare la moglie, ma così non è stato. Era lo scorso ottobre quando Tiziana Marrone ha ricevuto una cartella esattoriale da 60.419,06 euro che si riferisce ad un cumulo di imposte varie relative ai debiti accumulati dal marito che l'Agenzia delle entrate ha rimbalzato sull'erede diretta, la vedova. «La questione ora è nelle mani di un avvocato» taglia corto lei, che non ha pietà per chi non ne ha avuta nei suoi confronti. «Lo Stato ha creato un mostro e i funzionari si comportano di conseguenza», riflette. «Equitalia andrebbe chiusa». E intanto? «Beh - conclude - basterebbe una legge per cambiare le cose, perché è lo Stato che gli dice cosa fare». E allora la rabbia sale; il silenzio di Napolitano sul suo caso e su quello di tanti altri analoghi diventa insopportabile. Tiziana Marrone a Napolitano aveva solo chiesto questo: «Di essere ricevuta, guardata in faccia ed essere ascoltata» per farsi portavoce di chi versa nelle sue stesse condizioni. «È come se al presidente della Repubblica non stessero a cuore certi cittadini» insiste Tiziana, che comunque non si è mai persa d'animo. È rimasta a vivere a Bologna ed è senza lavoro: «Quest'inverno - racconta - tengo i termosifoni spenti. Non me lo posso permettere, di accenderli». Sì, perché Tiziana, come il fidanzato di Daniela, quello di 44 anni che il capo dello Stato ha scelto di citare nel suo discorso, ha 50 anni, dunque «è troppo vecchia per lavorare e troppo giovane per andare in pensione», è vedova e ha Equitalia ancora alle calcagna.

«Io sto male - ammette - perché lo Stato è indifferente».

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