di Paolo Rodari
Dicono i bene informati che la scrivania del cardinale Agostino Vallini, arcivescovo vicario del Papa per la diocesi di Roma, sia piena delle lettere dei parroci della capitale che chiedono aiuto: troppi fedeli si lamentano per la crisi economica e per le tasse imposte loro dal governo in carica. Di qui luscita di ieri di Vallini, ben calibrata nei toni ma comunque inusuale per un porporato da sempre attento a non esacerbare gli animi: «Condividiamo i princìpi di rigore e di equità che guidano lazione del governo - ha detto ieri il porporato al Santuario del Divino Amore - nondimeno ci permettiamo di far presente allo stesso governo di compiere ogni sforzo presso le parti politiche che lo sostengono in Parlamento per abbattere le spese non necessarie e i privilegi che ancora persistono».
Vallini non è lunico vescovo che riceve missive preoccupate da parte dei fedeli. Sono tanti in Italia i presuli incalzati dalla base, tra questi anche il cardinale Angelo Bagnasco che oltre che capo della Conferenza episcopale è anche arcivescovo di Genova. Difficile che delluscita di ieri di Vallini, Bagnasco non sia stato informato. Beninteso, egli senzaltro non vuole che la chiesa alzi le barricate contro Monti - in via Aurelia, sede della Cei, sanno bene quanto egli sia ancora pentito della piega anti governo Berlusconi che prese il raduno delle sigle cattoliche a Todi lo scorso ottobre - ma nello stesso tempo è preoccupato per le richieste di aiuto che arrivano alle parrocchie. Già lo scorso dicembre espresse la propria preoccupazione: «Nelle nostre parrocchie le richieste di intervento si sono raddoppiate, mi dicono i miei sacerdoti, i centri di ascolto, le altre associazioni e le mense per i poveri», disse. E ancora ieri egli ha ricordato a Locri la «disoccupazione, sempre più crescente», e ha chiesto alle «istituzioni preposte» servizi migliori da offrire alla gente. «Servono politiche più incisive e mirate» ha detto.
Lanimo col quale i vescovi italiani si preparano alla grande assemblea romana di fine maggio (dal 21 al 25) non è dei migliori. E Bagnasco, presentandosi come di consueto da Benedetto XVI per esporre i contenuti della propria prolusione, dovrà in qualche modo tenerne conto. Da tempo il presidente della commissione lavoro della Cei, larcivescovo di Campobasso-Bojano Giancarlo Bregantini, picchia duro su quella politica che non sta dalla parte dei lavoratori: «Il lavoratore non è merce» ha detto un mese fa a Famiglia Cristiana attaccando a testa bassa la riforma del lavoro del governo Monti. E ancora: «Laspetto tecnico sta diventando prevalente sullaspetto etico».
Ma le uscite dei vescovi sono molteplici. «I tagli uccidono la speranza» ha scritto il vescovo di Locri Giuseppe Fiorini Morosini in unaccorata lettera spedita a Monti. «Il lavoro sia la prima preoccupazione delle istituzioni civili e la politica» ha invece detto il vescovo di Concordia-Pordenone, monsignor Giuseppe Pellegrini, in una veglia in fabbrica lo scorso primo maggio. E ancora: «Non è aumentando le tasse che si esce dalla crisi».
Se la preoccupazione dei vescovi è evidente, altrettanto chiara è la volontà delle gerarchie di non alimentare i sentimenti dellanti politica, soprattutto quando sono in corso le elezioni amministrative.
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