
Aveva creato molto scalpore pochi giorni fa uno degli stendardi della campagna di sicurezza stradale sul tema "Vai Piano" del Comune di Jesi (in provincia di Ancona), in cui si intravedeva la sagoma di una donna che sembrava indossare un burqa e che spingeva una carrozzina. Nelle scorse ore quello stesso cartello è stato bruciato proprio all'altezza della silhouette oggetto di tante polemiche. Il danneggiamento è stato compiuto da parte di ignoti, i quali sono riusciti a raggiungere tale simbolo posto nella parte superiore di un palo della luce situato in via XX luglio, nei pressi di una scuola.
A inizio settembre quel cartello aveva generato un'ondata di polemiche politiche, con gli esponenti locali di Fratelli d'Italia e Lega che avevano accusato l'amministrazione comunale di centrosinistra di rendere omaggio all'islam e di non rispettare le donne. Tuttavia, dal canto suo, il sindaco di Jesi, Lorenzo Fiordelmondo, aveva voluto seccamente smentire questa interpretazione mostrando come, nella costruzione della sagoma, lo studio grafico avesse utilizzato teoricamente la fotografia di una mamma con dei capelli lunghi e con indosso un cappotto.
Oggi lo stesso primo cittadino della cittadina marchigiana ha dichiarato che "l'atto vandalico contro il cartello sulla sicurezza stradale dove appare l'immagine di una donna con passeggino è l'inevitabile risultato della campagna di islamofobia scatenata da soggetti che non hanno perso l'occasione di farsi pubblicità gratuita in vista delle prossime elezioni regionali". Secondo Fiordelmondo si tratterebbe di una "campagna d'odio della peggiore specie, alimentata sui social ormai trasformati in amplificatori di frustrazioni, che una comunità democratica e inclusiva come quella della città di Jesi non può in alcun modo accettare".
"Strumentalizzare per fini elettorali un messaggio che richiama tutti e tutte a una maggiore attenzione in strada per ridurre il numero di investimenti che vedono coinvolti pedoni e ciclisti e che sono in costante e preoccupante crescita, misura il livello di serietà, credibilità ed affidabilità di chi se ne rende protagonista - prosegue l'invettiva del sindaco contro il centrodestra -. Questo episodio, di così basso livello, non può che tornare a sottolineare il peso e le conseguenze del linguaggio d'odio, ma al contempo ci dà l' occasione per ribadire che, in questa città, posizioni e parole di intolleranza, saranno sempre respinte".
C'è tuttavia da ricordare come, all'interno dello stesso comune di Jesi, è comparso un piccolo murale in un condominio in cui Roberto Vannacci viene raffigurato come l'omino del gioco dell'impiccato a testa in giù a fianco del suo cognome. "Eccoli ancora a Jesi i democratici antifascisti", ha commentato l'europarlamentare e vicesegretario della Lega.
"A Jesi, città delle Marche dove mi recherò il 18 settembre per un evento elettorale, emerge lo spirito democratico di alcuni abitanti del posto - chiosa il generale -. Non ho dubbi a pensare che questi signori siano di sinistra e, più precisamente, si riconoscano negli 'antifà'".