L’Europa boicotta gli Europei (ma si gioca)

L’Europa boicotta gli Europei (ma si gioca)

Un fronte freddo sull'Ucraina, coi tuoni e i fulmini di un'Europa affetta come sempre da strabismo e da buonismo a senso unico, giusto per far vedere, ogni tanto, che c'è. Sicchè altissimi sono i gemiti per le sorti dell'ex premier Yulia Tymoshenko, che fa lo sciopero della fame in carcere dove dice di essere stata picchiata. Mentre per l'ex oligarca russo Mikhail Khodorkovsky, 49 anni, condannato a 15 anni di Siberia, e da 8 in carcere perché in uggia al presidente Putin, neanche un rigo. E invece poteva essere un buon momento per tirar fuori anche questa storia, se proprio si volevano far le pulci al quantum di (non) democrazia che si respira ancora da quelle parti, là dove il dio Pallone ha inopinatamente deciso di posare lo sguardo.
E dunque minacce, mani sui fianchi, proclami stentorei, boicottaggi ventilati. Col presidente tedesco Gauck che rifiuta un invito ufficiale in Ucraina, e la Merkel che, stando allo Spiegel, dice di essere pronta ad annullare la sua partecipazione alle partite in Ucraina se la Tymoshenko non sarà stata mandata a casa con tante scuse prima degli Europei di calcio, in programma fra poco più di un mese. Anche il presidente della Commissione europea, Manuel Barroso, così come la responsabile per la Giustizia, Viviane Reding, sono pronti a dare forfait. Malumori anche a Vienna, a Praga, a Lubiana e a Roma, dove si registrano le ferme prese di posizione del ministro per lo Sport Gnudi e del ministro degli Esteri Terzi: «Non si può voltare la testa dall’altra parte» dice il primo‚ «ma c’è esitazione a usare l’arma del boicottaggio» la frenata del secondo.
Insomma una giornata di fibrillazioni diplomatiche e politiche, per non dire del magone che stava serrando la gola all'universo mondo del pallone, finchè a metà pomeriggio arrivano righe tre dal quartier generale della Uefa, a Nyon, Svizzera. La ragion di Stato del Pallone trionfa. «L'Europeo - mette a verbale il sinedrio svizzero - si giocherà alle date previste in Ucraina. Non è contemplato alcuno slittamento del torneo». Stop. Ma allora quel Martin Kallen, responsabile Uefa in Ucraina che per buona parte del pomeriggio aveva strombettato fino in Cina la notizia che il campionato sarebbe potuto «slittare», in caso di pericolo? «Solo un malinteso», spiegano ora nella sede dell'alto comando Uefa. Come dire che quel Kallen è un fesso col giumbo, un avventato chiacchierone.
Resta il fatto che l'Ucraina, comunque vada, uscirà malconcia da questa storia. Prima lo scandalo vergognoso di migliaia di cani randagi massacrati per ripulire le città. Poi la tentata truffa degli albergatori («banditi», parola di Platini) che secondo rivelazioni della stampa inglese si apprestano a praticare aumenti del 1330 per cento. Circostanza che, unitamente alla sensazione di scarsa sicurezza che il Paese ispira (tre bombe in stazioni di bus e metrò, ultimamente) ha indotto 13 delle 16 squadre partecipanti al torneo a fare base in Polonia. Resteranno a Kyev e dintorni solo la Francia e la Svezia, che evidentemente se lo possono permettere.
Anche in Italia crescono le pressioni sul governo di Kiev. Ma a parte Casini, che è per il boicottaggio, domina il buonsenso. Insieme con la sensazione che alla fine il caso si sgonfierà e si troverà anche il modo di far curare la Tymoshenko a Berlino.

É il buonsenso mostrato da Thomas Bach, presidente del Comitato olimpico tedesco. Che ha ricordato, assai saggiamente, che «dopo il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca 1980, nessun soldato sovietico lasciò l'Afghanistan. Lo sport costruisce ponti, non erige muri».

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