La corda stretta al collo e il coltello puntato alla pancia. Immobilizzato e sequestrato dal suo ex datore di lavoro e da un esperto di arti marziali che pretendevano da lui la restituzione (non si sa a che titolo) di un misterioso tesoretto. L'ultima tegola giudiziaria per il Grande Accusatore dell'ex governatore abruzzese, anzi «per il povero Vincenzo Angelini, vittima della concussione di Del Turco» (per usare una celebre frase dell'ex procuratore Trifuoggi) è la richiesta di rinvio a giudizio per sequestro di persona, estorsione aggravata e lesioni personali aggravate, in combutta con un esperto di tecniche di difesa personale. Stando ai pm, Angelini e il compare avrebbero rapito a Chieti Scalo e tenuto in ostaggio, in un'auto, un ex impiegato della clinica di Angelini perché riconsegnasse 750mila euro in contanti, monili d'oro e quadri preziosi che il principale teste d'accusa del processo «Sanitopoli» gli avrebbe affidato. I tesori d'arte sono una stravagante coincidenza che caratterizza sempre più spesso la storia personale e processuale di Angelini, già arrestato e già rinviato a giudizio (da Chieti, non da Pescara che lo considera un teste iperaffidabile) per il crac milionario della clinica Villa Pini. Il Grande Accusatore venne beccato che nascondeva 356 opere d'arte per un valore di 10 milioni di euro (Tiziano, De Chirico, Matisse ecc) di cui stranamente non aveva fatto cenno ai pm nei suoi monologhi sulle mazzette a Del Turco di cui ancora non si riesce a trovare nemmeno una traccia. Lo ha ammesso, in aula, anche l'ex comandante della Gdf Favia affermando che nemmeno sull'acquisto di tre appartamenti sui conti bancari di Del Turco sono stati registrati movimenti anomali. Incalzato dalle domande dell'avvocato Giovandomenico Caiazza, Favia ha aggiunto che la procura di Pescara non mostrò particolare interesse alla sua informativa sui versamenti di Angelini per 3 milioni di euro una decina di giorni dopo le manette a Del Turco. Da dove provenivano quei soldi? A che cosa servivano? I pm non si preoccuparono di delegare ulteriori attività d'indagine alla Gdf così come già non tennero conto della richiesta dei Nas di arrestare Angelini. Del Turco ha dimostrato come l'appartamento acquistato con i soldi della presunta mazzetta in realtà venne comprato in parte attraverso la vendita di quadri (di Schifano, amico di Del Turco) e in parte con un mutuo di 140mila euro. Proprio in relazione a quest'appartamento, Angelini aveva dichiarato di aver allungato a Del Turco 100mila euro nel gennaio 2007 nella sua casa di Collelongo.
Quel giorno, nel paese dove Del Turco abitava, si festeggiava Sant'Antonio di Padova. La casa era affollata da «ufficiali della finanza e di parlamentari». Non male come luogo del delitto.gianmarco.chiocci@ilgiornale.it
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