Cronache

L'agricoltura accoglie prodotti "immigrati" Sì a mango e avocado

Sono soprattutto gli imprenditori più giovani ad accettare la sfida: al Nord come al Sud

L'agricoltura accoglie prodotti "immigrati" Sì a mango e avocado

Roma - La paura dell'immigrato trasformata in opportunità. In Italia c'è chi chiuderebbe volentieri la porta in faccia agli stranieri, per timore di confrontarsi con il «diverso», e chi invece sfrutta queste differenze come fonte di guadagno. Sono gli imprenditori agricoli italiani che hanno modificato i loro campi, coltivati da sempre a frutta e ortaggi italiani, in produzioni esotiche. Una scommessa azzardata che si è rivelata vincente, perché in molti casi la domanda supera l'offerta. Alcuni di questi lungimiranti produttori hanno partecipato al XIII Forum Internazionale dell'Agricoltura e dell'Alimentazione organizzato dalla Coldiretti a Cernobbio raccontando le loro esperienze. Apprezzatissimo dalla comunità musulmana e da quella ebraica è Antonio Salis, che non teme gli immigrati, anzi li conquista a tavola, producendo salumi kosher e halal con carni di pecora e capra. Una decisione innovativa soprattutto in una terra tradizionalista come la Sardegna. Ma Antonio ha avuto il coraggio di andare oltre e ha imparato addirittura l'arabo per invitare i clienti anche in azienda e mostrar loro il processo produttivo. Tutti i suoi prodotti, tra l'altro, vengono controllati e certificati dall'Islam. «Siamo stati contattati dalla comunità ebraica - spiega Salis, titolare dell'azienda La Genuina - volevano un'alternativa alle poche produzioni a base di carne che avevano da noi, per poter dare anche ai loro bambini un panino imbottito da portare a scuola. Poi si è unita la comunità musulmana, che usa per il macello parti diverse della pecora e della capra. Da lì è nata l'idea del salame della pace». E che dire di Andrea Passanisi? Siciliano doc ha trasformato l'incubo degli isolani, ovvero il mutamento del clima divenuto troppo torrido, in una chance. I suoi terreni, coltivati a limoni, sono divenuti un Eden tropicale e ora esporta in tutta Europa mango, passion fruit e avocado made in Italy. In provincia di Palermo, invece, un'imprenditrice coltiva ettari di banane.
Ma il caso più singolare è quello un commerciante prestato all'agricoltura. Marco Razzolini, della provincia di Livorno, è il re delle arachidi e lancia un appello agli altri agricoltori: «Seguitemi». «Le tostavo e poi li vendevo in Veneto Emilia e Friuli, vantandomi della bellezza della mia Toscana - racconta -. Le arachidi erano apprezzatissime, ma quando poi mi chiedevano da dove provenivano ero costretto a dire Egitto o Cina. E la gente storceva la bocca. Così nel 2007 ho deciso di coltivarle in Toscana. Ora ne produco 60 quintali, ma il mercato ne chiede molti di più». Tra le esperienze innovative non si può dimenticare quella di Daniele Gioia, che in Basilicata ha sperimentato la prima coltivazione di funghi recuperando fondi di caffè. Lui, tecnologo alimentare, ha fatto di questi scarti che gli venivano donati da bar e ristoranti un vero e proprio tesoro. Oggi i suoi funghi prodotti non su paglia ma su fondi di caffè sono di alta qualità e più resistenti degli altri.

Lodevole, infine, la scelta di Elena Comollo che si è avvicinato al «diverso» assumendo ragazzi in situazione di grave svantaggio sociale per favorirne l'ingresso nel mondo del lavoro.

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