L'annuncio che fa scandalo: «Scambio cane con iPhone»

Scambiare il cane con un telefonino, attraverso un annuncio su un portale di acquisti on line. Sulle prime si pensa a un pesce d'aprile a scoppio ritardato. Eppure, se facciamo un'analisi a mente fredda, dobbiamo ammettere che, per la nostra legislazione, il cane il gatto, il coniglio nano sono ancora «cose». E qui casca l'asino, anzi il povero cane scambiato on line con il telefonino di ultima generazione. Gli animalisti hanno fatto e vinto battaglie titaniche, negli ultimi anni. Un tempo, per niente lontano, i canili comunali ospitavano gli animali randagi per qualche giorno e se nessuno veniva a reclamarli si procedeva a quella che, con un eufemismo degno di maggiore gloria, veniva definita eutanasia. Senza entrare in particolari grandguignoleschi quanto reali, si pensi che la procedura era affidata al custode del canile, munito di una siringa riempita di etere solforico. Erano i tempi in cui un cacciatore della provincia di Bologna si vedeva insignito di un premio ufficiale, da parte dell'amministrazione pubblica, per avere sparato a un rarissimo esemplare di Aquila del Bonelli. Oggi si tratta di reati per i quali sarebbe prevista anche la galera, se solo ci andassero, per qualche mese almeno, anche gli stupratori e i tagliagole.
Oggi, sul territorio nazionale, è vietato allevare cani, gatti o scimmie destinate ai laboratori della sperimentazione animale. Sembra che siano di ieri i sit-in contro la Morini di Reggio Emilia e la Green Hill di Brescia. Eppure, nonostante le battaglie vinte dagli animalisti, e da un'opinione pubblica che ha cambiato radicalmente le proprie convinzioni morali, nonostante i pronunciamenti dei comitati di bioetica sul fatto che gli animali siano «esseri senzienti», nonostante i ripetuti pronunciamenti della magistratura sul danno morale (e non solo pecuniario) dovuto alla perdita di un cane o un gatto, lo stato di questi animali è ancora giuridicamente quello di un bene immobile. Ne consegue che l'annuncio del «signore» di Napoli che voleva scambiare il suo Akita Inu (splendida razza giapponese) con un i-Phone nuovo era, dal punto di vista legislativo, lecito e ineccepibile. Si tratta di un comune baratto. Leggo un interessante commento sul web. «Pagare il cane in denaro o con un telefonino cambia poco, secondo me, e non è questo che m'infastidisce. Mi dà fastidio quando leggo che uno scambia il cane con un telefonino e vuole un conguaglio. Allora nella mia mente si forma l'immagine di due tipi che si incontrano, uno gli passa la scatolina, l'altro il manico del collare, il cane va via strattonato senza capire cosa succede e senza più vedere il suo indegno padrone».
Se cercate quell'annuncio, oggi non c'è più. O è stato rimosso o l'affare è andato in porto.

Ne trovate però decine di migliaia, su numerosi portali, che riguardano la vendita di cuccioli on line e questo non sembra lacerare le coscienze. Ma è così diverso pagare un cane con un i-Phone ancora imballato o con la Postepay?

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