La sua sedia, in prima fila, è sempre vuota. Qualche capatina simbolica, poi più nulla. Il suo pulsante per le votazioni elettroniche ha ancora il cellophane (metaforico): lo ha pigiato solo dieci volte su 3431 votazioni elettroniche a cui avrebbe potuto prendere parte, per una percentuale dello 0,29 per cento. Il senatore a vita Piano Renzo, nominato nell'ultima infornata di parlamentari ad honorem voluta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed entrata in servizio lo scorso 30 agosto, la strada per Palazzo Madama non sa nemmeno qual è. Eppure risulta regolarmente iscritto al gruppo misto e appartenente alla tredicesima commissione permanente (Territorio, Ambiente, Beni ambientali), dove sono abituati a fare a meno di lui. Eppure pontifica sul futuro dell'ente a cui appartiene in contumacia, difendendo in un'intervista al Corriere della Sera l'esistenza del Senato («l'abbiamo inventato noi, l'abbiamo esportato nel mondo»), ammettendo che sì, il numero dei senatori va dimezzato («non occorrono 300 e passa senatori, così come non occorrono 900 e passa parlamentari») ma rifiutandosi di pensare a un Palazzo Madama abitato solo da perdigiorno («l'idea di un senatore a tempo perso mi pare inconcepibile. Un senatore è uno che deve fare un buon lavoro»). Tutte opinioni degnissime. Che però suonano un po' strane se escono dalla bocca di uno che appunto il senatore lo fa a tempo peso. In realtà, l'archistar genovese, ha la coda di paglia. E mette le mani avanti: «Un senatore a vita fa sempre un altro mestiere. Almeno così ho inteso il ruolo e così lo sto facendo. Io vado regolarmente in Senato. Vado poco in Aula ma spesso nel mio ufficio che è a cinquanta metri dall'aula». Ricapitoliamo: a Palazzo Madama Piano non ci va ma all'ufficio di rappresentanza al centro di Roma certo non rinuncia: «Lì ci sono i giovani architetti che remunero con la mia indennità e che seguono il progetto di rammento delle periferie, che sono le città del futuro».
Insomma, Piano il ruolo di senatore a vita lo interpreta a suo piacimento, quasi fosse una dependance del suo studio professionale. E non è che i suoi colleghi senatori a vita si guadagnino sul campo la medaglia. La più secchiona, la scienziata Elena Cattaneo, ha votato 1106 volte su 3431, con una percentuale del 32,24 per cento. Segue il Nobel per la fisica Carlo Rubbia, che ha premuto quel pulsante 629 volte su 3431, con una percentuale del 18,66. Ma la performance peggiore è quella di Mario Monti, per il quale la politica già da un bel po' non è più un hobby o un secondo lavoro: ebbene, il seggio di senatore a vita da lui preteso in cambio della salita a Palazzo Chigi da salvatore della patria nel novembre 2011, è stato quasi sempre disertato. Il Professore ha una percentuale di presenzialismo bassissima, pari al 7,45 per cento, dato che deriva dalle sole 347 partecipazioni al voto su un totale di 4658 votazione svoltesi dall'inizio della legislatura. E nemmeno i colleghi nel frattempo scomparsi erano degli habitué di Palazzo Madama. Il direttore d'orchestra Claudio Abbado, insediatosi già malato al Senato il 30 agosto e deceduto il 20 gennaio 2014, in quei quattro mesi e passa non ha mai avuto modo di affacciarsi a Palazzo Madama. E Emilio Colombo, morto il 24 giugno, ha partecipato a sole 3 votazioni delle 181 svoltesi nel primo scorcio di legislatura. Ma lo storico esponente della Dc aveva 93 anni suonati e quindi era giustificato a prescindere.
Sono dati che fanno riflettere su un istituto, quello del senatore a vita, che l'Italia condivide con pochi altri Paesi, a parte il Regno Unito (dove quasi tutti i membri della Camera dei Lord lo sono a vita) nessuno appartenente al Gotha della democrazia mondiale: Burundi, Congo, Paraguay e Ruanda.
Peraltro in questi sistemi il ruolo è previsto solo per gli ex presidenti della Repubblica, e nemmeno sempre in automatico: in Ruanda è necessaria un'istanza alla Corte Suprema, mentre in Paraguay i senatori a vita non hanno diritto di voto e non concorrono alla formazione della maggioranza. Insomma, il senatore a vita è un'anomalia tutta italiana.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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