Matteo-show contro tutti, dal partito a Ingroia

L'avvertimento a Epifani: "Io candidato? Regole subito,stavolta non mi fregano"

Matteo-show contro tutti, dal partito a Ingroia

Roma - Ancora Matteo, fortissimamente Renzi. A ventiquattr'ore dalla ribalta concessa all'«amico» che siede a Palazzo Chigi, lo scalpitante sindaco di Firenze si riprende la platea di casa per concedersi alle fusa del quotidiano La Repubblica. Una solita spremuta di Matteopensiero da tenere nel congelatore. Concentrato di polvere pirica sottovuoto, da consumarsi entro il 2013.
Berlusconi. S'i fosse senatore non arderei 'l mondo, e neppure il Cav. «No, non voterei per l'ineleggibilità. Perché dovevamo farlo subito, 19 anni fa. Non è che dopo 19 anni che ti batte ti inventi il giochino per tenerlo fuori dal Parlamento. Noi vinceremo quando vinceremo le elezioni, non quando teniamo fuori gli altri». Più di messere Coraggio, monsieur Lapalisse.
Congresso (vedi Regole). «Mi candido? Dipende dalla data scelta e dal profilo del Pd. Stavolta non mi faccio fregare, ho fatto una battaglia per smuovere le acque, ma questa volta non la faccio la battaglia in solitaria». La seconda non ci casco.
Commissionite. «Letta? Sono rimasto molto convinto dagli aspetti europei, meno del modello di revisione costituzionale proposto dal governo. Vedo fortissimo il rischio di commissionite, che bisogno c'è di rinviare...?».Prova a pensarci.
Democristianerie. Lui e Letta, lui Letta e Alfano. Governo a trazione democristiana? «Toglierei la parola trazione, perché il rischio è quello dell'immobilismo». Invidia del mestiere.
Finanziamento ai partiti. «Ci trattavano da appestati, ora tutto il Pd si appresta a eliminarlo compatto, il primo passo è stato fatto». Seguiranno altri centouno?
Giudici. Il 99 per cento fa il suo mestiere. Ma l'uno per cento, «senza fare nomi, Ingroia» sono «uno spot a favore di Berlusconi. Va in Guatemala, torna dopo un mese, prende lo zero virgola, poi va ad Aosta e si mette in ferie». Come sparare sulla Croce rossa. Maramaldo.
Letta. «Sono amico personale e lo stimo molto. Enrico è proprio bravo. Poveretto, deve governare con Brunetta e Schifani, io non sarei bravo come lui. Non credo che ne sarei capace». Mai dire mai.
Letta due. «Usciamo dalla personalizzazione. Se il governo fa le cose, bene. Altrimenti va a casa. Se Letta cambia l'Italia io sto con Letta». E se l'Italia poi sta con Letta?
Pd. «No, non cambierei il nome al Pd, per me significa Clinton, significa i fratelli Kennedy, che venivano da una città chiamata Hope». Speranza. Di fare l'amerikano.
Regole (vedi Congresso). «Mi candido? Caro Epifani devi fissare la data del congresso, il 7 novembre 2013 dobbiamo averla. Puoi decidere se fare le primarie aperte o il 27 o il 3 novembre, poi noi decideremo se ci saremo. Stavolta non mi faccio fregare: prima facciano le regole, poi decidiamo se parteciperemo». Pochi concetti ma chiari.
Stumpo (vedi Regole). Incarico a Nico Stumpo per fissare le regole del congresso? «Spero sia una battuta, altrimenti è come proporre Dracula alla guida dell'Avis». Provare con l'aglietto.
Vincere.

«La sinistra la vorrei anti-decoubertiniana, la vorrei che vuole vincere e non solo partecipare. Rivendico il diritto dei cittadini di poter cambiare idea: se uno ha votato la Lega ed è deluso, portiamolo da noi e si vince. Se lo lasciamo di là, si perde». Il «chiodo» fisso, più che un giubbino in vera pelle.

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