RomaNella Lega continua a combattersi la strisciante guerra dello striscione. Le due fazioni, l’un contro l’altra armate di lenzuola tagliate e vernice rigorosamente verde, si affrontano a ogni comizio, a ogni incontro pubblico. Maroniti o «barbari sognanti» da una parte e bossiani o «cerchiomagicisti» dall’altra mostrano muscoli e slogan in ogni angolo del Nord, ma anche su Facebook e Twitter. Un duello mica tanto sotterraneo che sta dividendo perfino La Padania, megafono cartaceo del Carroccio. Spesso lo stendardo, piazzato in un luogo e in un momento ben preciso, ha il suono dello schiaffo dato alla fazione avversa.
Gli animi si sono molto scaldati dopo il comizio di Milano del 23 gennaio, con l’affronto dei maroniti proprio sotto il naso del «capo». Allora, accanto a un Matteo Salvini sventolante la bandiera dei «barbari sognanti», era apparso il cartello, vero e proprio pugno in faccia agli uomini più vicini a Bossi: «Cerchio, se sei davvero magico... Sparisci!». Una dichiarazione di guerra sottoscritta pure da un uomo di peso del quotidiano La Padania: Igor Iezzi. Quest’ultimo, firma del giornale, membro del comitato di redazione (il sindacato interno del quotidiano), nonché segretario provinciale del capoluogo lombardo, non fa mistero di fare il tifo per Maroni. È uno di quelli che il grido «se-ces-sio-ne» lo trasformerebbe volentieri in «suc-ces-sio-ne», per dar le redini del movimento a Bobo, naturalmente. Lui, che ieri sera ha organizzato una cena con Maroni a Milano per radunare i «barbari» militanti, sulla sua pagina Facebook non nasconde le sue simpatie, con tanto di Obelix che forgia il sole verde delle Alpi.
Ma anche i fedelissimi di Bossi si fanno sentire e vedere. Domenica scorsa, all’alba, un mega striscione ha fatto capolino in via Cefalonia, a Brescia, proprio davanti all’ufficio di Fabio Rolfi. Un affronto visto che Rolfi, vicinissimo a Bobo e fresco di elezione a segretario provinciale, s’è visto srotolare sotto il muso, a caratteri cubitali, uno striscione che è un avvertimento: «La Lega Nord è Bossi». «Le correnti sono fantasie giornalistiche», ha sempre minimizzato Rolfi ma quel cartello, se non una corrente, è uno spiffero gelato sulla sua poltrona. E che dire di Vigonza, provincia di Padova, dove venerdì scorso Maroni è intervenuto per dare l’avvio alla campagna elettorale per le amministrative. Bobo, entrato al teatro Quirino, s’è trovato davanti un cartello inequivocabile: «Un solo partito, un solo capo: Bossi». Più chiaro di così.
Solo uno stendardo polemico dei suoi: «Il Veneto non è di Gobbo ma di Tosi», facendo riferimento a Gian Paolo Gobbo, sindaco di Treviso, uomo del Senatùr e mal visto dall’ala tosian-maroniana. Ma l’ex ministro dell’Interno, in quell’occasione, s’è tenuto ben lontano dall’aizzare i suoi «barbari». Meglio soprassedere. Ma l’incendio continua a covare sotto la cenere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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