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Lei è minimal chic e sfila in bianco e blu

Talvolta può anche sovraccaricare gli occhi e la testa, troppa bellezza tutta insieme. Lo sanno bene i fashion addicted che mercoledì sera hanno assistito alla sfilata fiorentina di Damir Doma, designer croato 32enne che Pitti Immagine ha chiamato come ospite d'onore del salone dedicato alle precollezioni donna, quel Pitti W che nella kermesse della moda maschile ha saputo ritagliarsi una propria visibilità, tanto da essere definito, seguendo un gioco di richiami biblici, la «costola» femminile di Pitti Uomo. Non volendo tradire la sua attitudine al talent scouting di respiro internazionale, stavolta il Pitti W ha presentato Doma, tedesco d'adozione e naturalizzato francese, ma con il cuore ben saldo in alcuni mood del nostro Paese, tanto da aver eletto Giorgio Armani come riferimento. Il dramma di sfilare in una location suggestiva come il giardino di Villa Corsini è che la passerella è talmente mozzafiato da cedere bellezza per osmosi a ciò che vi viene allestito intorno, regalando così un surplus di fascino e appeal a qualsiasi collezione. Un fenomeno che mercoledì sera ha dato una marcia in più ai 26 outfit di Damir Doma, presentati al tramonto lungo il cortile di ghiaia del giardino, davanti alla loggia del Buontalenti, accanto alle statue romaniche e al giardino all'italiana, usando gli appartamenti dei principi Cordini come backstage. Nell'aria la musica del pianista Giovanni Guidi, che reinterpreta alcuni brani degli anni Novanta e scandisce le uscite delle modelle. Quando il sole muore oltre il perimetro della villa, la sfilata inizia: una dopo l'altra scorrono abiti in seta e cotone dalle linee minimali e volumi ridotti, con ampio uso di trasparenze - mai esasperate o dozzinali - e giochi di geometrie tra giacche e gonne che spaziano dal bianco al blu, dall'arancio al nero, dal beige al crema. L'attenzione di Doma all'Italia è confermata dalla scelta di affidare la produzione della collezione a Zamasport: «La manifattura italiana - spiega - resta una delle migliori al mondo, così come il giardino della villa che mi ha ispirato».
Al di là della sfilata, la 12° edizione di Pitti W ha portato in Fortezza da Basso - per la prima volta negli stessi spazi del salone maschile, rompendo il dorato «esilio» della Dogana - alcuni marchi pour femme. Poche le griffe già note - Es'Givien, Carlo Contrada o La Maison du Couturier - ma grande spazio dedicato alle promesse della moda che verrà (i due fiorentini Mirko Buffini o Caterina Mariani per accessori e bijoux) e alle suggestioni etniche.

È il caso dell'universo di colori della turca Asli Filinta o della collezione della nigeriana Anita Quansah ispirata ai colli della regina Elisabetta, fino ai gioielli di Lisa Folawiyo che giocano con la tradizione africana.

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