"Il nostro Paese si salverà soltanto se ci sarà fiducia". Così il presidente del Consiglio, Enrico Letta, in un passaggio del suo intervento a Torino alla Settimana sociale dei cattolici italiani. "E la fiducia - ha proseguito il presidente del Consiglio - passa attraverso l’impegno di ognuno di noi, ognuno deve fare la sua parte per la responsabilità che ha, con i toni giusti, il modo giusto". "Ogni tanto si dice che non stiamo facendo niente" invece "la fatica che stiamo facendo nel tenere in piedi il Governo e le istituzioni di questo Paese in questo momento è una fatica enorme".
Letta è soddisfatto del lavoro svolto sino ad ora dal governo e guarda al futuro indicando le priorità: "C’è stato un cambiamento di tendenza e adesso dobbiamo uscire dall’emergenza mettendo al centro l’educazione e un welfare che deve tener conto del peso che è stato assegnato alla famiglia rispetto alla crisi".
Il presidente del Consiglio si sofferma anche sul debito pubblico: "Se non si è credibili il debito non viene comprato, per questo ci vuole credibilità e bisogna mantenere gli impegni che è quello che faremo con i nostri debiti". Secondo Letta "per avere credibilità ci vuole stabilità, non bisogna dare l’idea ogni giorno di essere un paese sull’orlo di un vulcano in ebollizione. Il debito - ha aggiunto Letta - per chiunque governi questo Paese è un incubo. Il debito è mangiarsi il futuro, vuol dire voler risolvere i problemi di oggi con i soldi dei nostri figli".
Grande attenzione anche sulla famiglia: "Ha attutito l’impatto della crisi, facendo sì che fosse meno invasivo e intrusivo rispetto ad altri paesi Ue, pur essendo più grave". E aggiunge un dato di fatto che deve far riflettere tutti: "Siamo una società sterile, che non fa figli e che sulla demografia sta perdendo la scommessa della vita. Oggi - ha aggiunto - la demografia ci dice che solo perché ci sono bambini immigrati noi teniamo un livello minimo, ci deve dire che c’è un campanello d’allarme sul futuro che sta suonando. Un campanello a cui dobbiamo dare delle risposte".
Conti pubblici, non sforeremo il 3%
"Ci sono tutte le condizioni perché non si sfori il 3% e terremo i conti sotto il 3%", ha garantito il presidente del Consiglio parlando del rapporto tra deficit e pil durante una visita al cantiere di Expo a Milano. "Il tema del deficit", ha spiegato il premier è legato alla stabilità politica che "vuol dire tassi che scendono e spread che si abbassa". Se questo si
manterrà, l’Italia rispetterà il vincolo del 3%. "Se per colpa dell’instabilità politica" tassi e spread risaliranno, ha continuato, "vuol dire che dovremmo tenere conto di una situazione mutata". "Sono convinto che saremo tutti all’altezza della sfida", ha garantito il capo del governo.
"In Italia c’è troppo
style="line-height: 1.538em;">conservatorismo istituzionale. Invece noi dobbiamo cambiare l’Italia senza paura", ha detto il premier ospite alla festa di Scelta Civica.
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