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La lettera di Silvio Berlusconi ai senatori

Ecco il testo integrale della lettera che Silvio Berlusconi ha indirizzato ai senatori del Pd e del M5S

Colleghi Senatori, come mi avete già sentito dire io sogno un’Italia in cui lo scontro politico non cancelli il rispetto per le persone e per le regole democratiche. Noi e voi siamo avversari politici, ma non per questo dovrebbe venir meno il rispetto reciproco come persone che hanno una dignità e come cittadini che hanno dei diritti. Con Voi senatori del Partito Democratico, inoltre, abbiamo formato un governo di larghe intese per fermare la crisi economica e varare finalmente delle riforme istituzionali. Questo governo che abbiamo formato insieme per gli interessi superiori del Paese presupponeva di per sè, all’atto stesso della sua formazione, un clima politico più sereno, collaborativo e dialogante fra tutte le forze politiche della maggioranza.

Così non è stato, ma resto convinto che senza un’autentica pacificazione, cioè una legittimazione reciproca fra le grandi forze politiche, l’Italia non conoscerà mai quella normalità politica che contraddistingue la vita di tutti gli altri Paesi democratici dell’Occidente. Questo concetto vale anche per Voi, giovani senatori del movimento Cinquestelle. Molti di Voi - ne sono certo - sono animati da una autentica passione politica e da un sincero amore per l’Italia. La Vostra opposizione è chiara, trasparente e determinata. La Vostra indignazione e la Vostra opposizione ai mali di questo Paese è anche in gran parte fondata e comprensibile. Per questo mi appello anche a Voi: non sacrificate mai le Vostre ragioni politiche ma esercitatele sempre nel rispetto degli avversari politici, per quanto distanti siano da Voi, e per i principi fondamentali della democrazia e della libertà.

Per questo Vi chiedo di riflettere davvero nell’intimo della Vostra coscienza, anche se il voto è palese, anzi tanto più in quanto è palese, prima di prendere una decisione che, più ancora che la mia persona, riguarda la nostra democrazia. Vi chiedo di valutare attentamente le nuove prove, le testimonianze e i documenti che sono emersi dopo la sentenza della Cassazione. Questi documenti ribaltano completamene la tesi accusatoria che ha condotto alla mia condanna e alle conseguenze sul mio stato di parlamentare. Da un punto di vista strettamente giudiziario, queste prove condurranno necessariamente a una revisione del processo, ma da un punto di vista politico impongono in modo incontrovertibile di rimandare il voto del Senato sulla mia decadenza. Sarebbe una macchia incancellabile su questo Parlamento se venisse presa una decisione senza tener conto dei nuovi elementi che riapriranno il processo togliendo alla sentenza quella "definitività" che è il presupposto ineludibile della Vostra pronuncia e prima ancora che si esprima la Corte dei diritti dell’uomo dell’Unione Europea sulla retroattività della legge Severino.

Lasciate che si esprima la magistratura sia in Italia che in Europa prima di prendere una decisione che potrebbe successivamente essere sconfessata. In caso contrario, Vi assumereste una grave responsabilità. Far decadere dal Parlamento un leader politico che è stato più volte Presidente del Consiglio e che ha rappresentato per molti anni l’Italia sulla scena internazionale, manderebbe alla comunità mondiale un segnale e un’immagine dell’Italia in cui le divisioni politiche giungono fino al punto di eliminare un protagonista della politica che rappresenta milioni di elettori. Arrivano persino a calpestare i principi essenziali della vita democratica. Riflettete dunque, colleghi Senatori, riflettete prima di prendere una decisione così grave. Non lasciate - conclude - che nella Vostra coscienza le convenienze politiche del momento prendano il sopravvento sulla verità e sulla giustizia.

Non assumeteVi una responsabilità che graverebbe per sempre sulla Vostra immagine, sulla Vostra storia personale, sulle Vostre coscienze. Una responsabilità di cui nel futuro dovreste vergognarvi di fronte ai Vostri figli, ai Vostri elettori, di fronte a tutti gli italiani. Vi ringrazio.

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